sabato 23 aprile 2016

BOCCIONI A MILANO. IL FONDATORE DI INSTAGRAM....

Il 900 stato un secolo dei nervi e il secolo della tensione biologica, erotica, nervosa, psichica. Il corpo che diventa più veloce della coscienza. Il corpo è collettivo, è già una folla. Ma il corpo entra in una presenza fisica, replicata in immagini inedita prima. Se Cartesio aveva inaugurato nell'epoca moderna con “cogito ergo sum” il 900 prima di Lacan, prova a ribaltarlo, parte dalla vitalità di una società che oscillava tra decadenza ed estetismo, tra merce e sessualità, ma anche senso della mutazione inquietante (vedi (D’Annunzio, la Belle Epoque, il Simbolismo ecc).

Il ribaltamento parte del Sum: un essere già gettato in questo mondo, da qui parte la facoltà del pensiero. Freud indaga lo stesso percorso. Nel corpo, sono. Quindi penso. L corpo pensa addirittura prima del pensiero, con modalità inedite, un linguaggio dentro il linguaggio ufficiale. E poi il corpo Pensa la mia attività di energia psichica che risente del desiderio, produce fisicamente materiale immaginario. Il mio cinema proietta un film di cui poi dopo soltanto saprò la storia.

L’inizio del 900 è un’esplosione, una sorta di accelerazione biologica corporale, fisiologica, sensuale, erotica nel più pieno senso della parola. Anche la violenza della folla è così. Del lavoro meccanizzato. Sono i Tempi moderni, di Charlot. Siamo materia.
 LA materialità è un altro elemento, un materialismo per certi aspetti anche commerciale quindi anche un materialismo feticistico, materialismo della libertà del corpo. Così il corpo del colore e della materia plastica delle statue cerca la sua libertà dinamica.

Nuovo habeas corpus, è il corpo in marcia che spinge la potenza stessa dell’acciaio, lavoro, guerra, rivoluzione. Il materialismo della biologia e del desiderio di appagamento della biologia, la tecnologia, la tecnica anche della pittura stessa e del linguaggio che paiono staccarsi completamente da ogni riferimento. Il movimento fabbrica sé stesso, le fabbriche produrranno l’acciaio del nuovo movimento, che era già nel corpo, nell’accelerazione psichica che il secolo aveva inaugurato. Queste sono le “Forme uniche nella continuità dello spazio” che Boccioni crea, congela in bronzo, una logica del tempo che si materializza, istantanee tutte agglomerate, la potenza della forma è la dinamiche del movimento che occupazione di uno spazio e di un tempo. Chi vive intensamente il secolo, vive per questo: essere qui, essere è tempo, qui è spazio.
Questa è la radicalità di Boccioni, e la cosa straordinaria è che questa accelerazione psichica sia avventura in pochissimo tempo, interiormente. Quello che c’è di bello da rimeditare nella mostra di Boccioni è questo percorso dell’anima, della psiche. Immaginarne la potenza – come fecero Braque e Picasso, pochi anni prima, ma che stavano nella più evoluta Parigi. E tra l’altro, lì vennero raggiunti di gran carriera, da Marinetti che nel 1909 mentre Braque e Picasso di rubavano le idee (il secondo al primo) in una tensione umana fortissima. Con Marinetti anche Carrà e Boccioni, e Umberto con la sua “divina gaiezza”, ricettore straordinario, segue a ruota Pablo nel dar vita ad una trasformazione della figura, del linguaggio stesso della pittura superando anche il divisionismo: è il movimento, questa urgenza, questa rabbia,  forse, rabbia biologica, che genera la figura non è la rappresentazione di una figura in movimento. Qui sta il rovesciamento di posizione – che noi oggi sappiamo leggere e vedere, ormai come un dato classico, ma pensate ESSERE questi corpi accelerati di instabilità psichica, vivere questa urgenza di un secolo che nasceva come una carica di cavalleria o una folla inferocita. Il 900 è un infanzia della storia più tremenda di qualsiasi mostro divino.

quella tensione così forte, di accelerazione della storia dell'arte e della propria storia personale, di questa "infanzia" che sbocca in un delirium di scomposizione è testimonianza - anche psicologica, tra adorazione e timore di questa Mutter mediterranea e troneggiante..una testimonianza quasi edipica (vedi sotto**) - nelle foto, nei bozzetti e poi nel grande quadro "Materia" (Mater, Materia) in cui è dipinta la madre e nella sequenza di lavori c'è questa trasformazione




 in questa sequenza, non solo un 'accelarazione della storia dell'arte tra 800 e 900 in un solo anno, tra la foto della madre che fa la maglia e il dipinto "materia" ma anche tutta la "geografia del corpo materno" di cui parla Melanie Klein, la scomposizione e la ricomposizione dell'ordine del discorso simbolico, in relazione al corpo del bambino e quello della madre......


La dissipazione continua attraverso il movimento attraverso la tecnologia attraverso le macchine come primo risultato dell'epoca del XX secolo appena lanciato,  quando appunto tutto questo era ancora molto materiale,  Boccioni lo intercetta, lui che viene da un mondo rurale, lontano, la Calabria della fine del 800..porta in sé un cuore antico nero arcaico poi approda a Milano e in questa città incontra innanzitutto l'arte tutta la storia dell'arte di qui c'è la testimonianza nella mostra di Milano ni disegni preparatori documenti che l' attestano. 

La città che sale: 1910 1911 è una Milano e un’Europa che si prepara ad anni rivoluzionari: la guerra e poi la rivoluzione d’ottobre, costruire, demolire. Lo spazio è il teatro di una dinamica del tempo che è anche un movimento di caduta e di innalzamento.  La prima guerra mondiale che stava per scoppiare sarebbe stata una guerra cubista, come la definì Gertrude Stein, perché gli uomini per mimetizzarsi usarono proprio tecniche di scomposizione della figura messe in atto dai cubisti pochi anni prima. Oltre che una macellazione frantumazione, urlo, gettarsi in avanti, con caratteristiche anche futuriste.

 Per Boccioni l’arte in quegli anni, prima di partire lui stesso soldato (e morire, nel 1916, ma non in azioni di guerra, ma in esercitazione)   diventa una sorta di battaglia continua di corpi naturali o di ferro, di cemento, bronzo, in ogni caso “erotica”, un arte che cerca di (ri) produrre una comunicazione fluida un'irruzione continua dell'arte stessa nel tempo, ma a dire di noi stessi nella Storia.
 Erano anche gli anni del cinema è quindi l'immagine doveva opporsi questo problema di essere concorrente con l'immagine resa dinamica. Oggi è tutto normale per noi ma quelli erano anni in cui l'arte è sentita molto di più, la riproducibilità dell'immagine prima che dell'opera d'arte ma anche la riproducibilità dell'opera d'arte medesima erano la pressione che l’arte sentiva.

 Poi c’erano le superfici cioè gli oggetti e anche l'immagine degli oggetti, cominciava esserci la pubblicità (Boccioni lavorò molto per la pubblicità) per esempio pubblicità significava anche cominciare ad evocare gli “loghi “comincerà ad evocare i simulacri cominciate dire ad identificare l'immagine della dell'oggetto più che l'oggetto medesimo. Sono le superfici gli elementi in cui tutto viene a scorrere, un desiderio di immediato impatto e fruizione, fisica, erotica, psichica, Emozionale. Erano contro il romanticismo, ma ne erano lo specchio marionettistico.
 Boccioni e i futuristi, forse più di altri per la loro connessione al populismo fascista che stava nascendo, fu un movimento che intercetto quello della psicologia delle masse che aveva intorno, più di altri.
L’arte futurista desidera essere agganciata al proprio tempo, significa appunto sottrarla al monopolio dello sguardo puro, del artista o del singolo fruitore, ma cerca di interpretarne una sorta di fruizione accelerata di tante immagini. Come allora il cinema, oggi l’erede del Futurismo è Instagram.
 Boccioni sperava di fondare Instagram, cercherà di farlo attraverso quella che è l'accumulazione continua della dinamicità anche delle immagini appercepite in un solo luogo, ma come fosse uno scroll temporale velocissimo.
. E al tempo stesso vuole cancellare proprio nel fondare Instagram, quel che è oggi per noi, buttate a mare il chiaro di luna e i ricordi, buttate a mare ogni possibilità di “album dei ricordi” dell’amore, cancellate ogni memoria, siate la superficie della vostra memoria RAM, non l'hard disk questa la divisione netta che farà Boccioni, senza nostalgia. L'idea di superficie basta a sé stessa, cioè senza essere nemmeno profondi superficialmente si deve produrre energia: Boccioni realizzerà quel dipinto che si chiama “rissa in galleria “del 1910 è che proprio è già nel tema rende evidente il concetto che dominerà per tutto il novecento cioè la conflittualità e la prima rivoluzione, la rissa – ancora oggi, le gang rap – allora furono la piccola prova in cortile di guerra e rivoluzione.


 Velocità simultaneità dinamismo sconfinamento contaminazione tra linguaggi sono quella produzione di significato che ancora noi oggi utilizziamo ovvero scattare continuamente foto metterle dentro un flusso continuo dinamico collettivo,che è Instagram, twitter, facebook...
 che crea immaginario da questa sorta di punti il futurismo è il continuum spaziotemporale delle immagini, come certi collage, dome le miriadi di foto che foto che ci sollecitano continuamente. Quel che creano però non è una “Visione” non una rappresentazione unica del mondo, ma è semmai proprio uno sciame condannato ad una perenne instabilità e coesione al tempo stesso, una collettività in continua liquida comunicazione, o gassosa, o come uno stormo o sciame un'aggregazione che peraltro aspetto potrebbe sembrare anarchica, ma non lo è, invece danza. La sua forma è dinamismo temporale dello spazio.  Una sorta di rivoluzione permanente della immagine nel tempo con flusso del tempo. Con BOCCIONI il futurismo inaugura la fine dell’arte e la sua sparizione situata priori dentro la proliferazione artistica e creativa di milioni di “gram” istantanei, pseudo artistici e creativi - - tutto sparisce sempre più in fretta nel retrovisore della memoria o nel niente del cervello- memoria ram di una coscienza che considera la durata delle cose soli quella del loro accadere. Tutto accade, anche dio. Il suo, non un Avvento, ma un Evento.

giovedì 7 aprile 2016

MICHELANGELO PISTOLETTO E LA MELA DI MILANO

 PISTOLETTO E LA MELA DI MILANO
Michelangelo Pistoletto,OVVERO lo specchio dell’arte. E’ noto l’uso che ne ha fatto l’esponente dell’arte povera, diventando ricchissimo. Tutti gli artisti sono specchi di noi. Pistoletto ora ci permette di riflettere sull’uso “social” dell’arte, del resto il suo progetto è da anni molto legato a territorio e fondazione di factory creative.
L’obiettivo – anche a vedere le tante collaborazioni anche con progetti di sostenibilità in cui MP è impegnato – è stato sempre quello di integrare l'elaborazione artistica con idee progetti umani concreti per intervenire anche nella ambiente sociale e naturale.
Un misto di arte educazione ecologia economia, politica spiritualità .Ora è il turno de “ La Mela Reintegrata”, realizzata e installata al centro di piazza del Duomo a Milano per l’apertura dell’EXPO, viene collocata definitivamente in un luogo cardine della città: piazza Duca D'Aosta di fronte alla Stazione Centrale.
Però.
Opera brutta. Brutta in sé e brutta come è stata ri-collocata.
E tuttavia rispecchia alcune cose.
La mela è esattamente quel simboletto lì, che conosciamo tutti e da li parte Pistoletto:scrive
“ natura e artificio. La mela significa natura; il morso della mela significa artificio, così come lo vediamo utilizzato in un marchio di computer mondialmente diffuso posto ad emblema della tecnologia che sostituisce integralmente la natura”.
insomma l’arte è l’apostrofo arguto del luogo comune. Prendi un simboletto facile e noto e replicane di fatto l’iconicità. Pistoletto non spezza l’aura del prodotto di Steve Jobs, semplicemente lo celebra. La funzione ironica dell’arte pop è azzerata.
inoltre L’equilibrio tra artificio e natura qui non c’entra, semmai l’equilibrio tra artifici, perché la collocazione davanti alla Stazione Centrale di Milano non s’accorda granché con la bellezza artificiale, ma come tale quasi “naturale” di un luogo precedentemente costruito con i suoi equilibri. Altro che Mela reintegrata, qui è proprio precipitata, un monolite alieno.
ovviamente responsabilità primaria è della città e delle sue istituzione che lo hanno lì ricollocata.
Ma cosa rivela l’opera e la sua ri-collocazione? Significativo che Pistoletto abbia organizzato, nei giorni precedenti l’inaugurazione dell’opera, un Forum intitolato “2° Rebirth Forum - La Mela Reintegrata” che riunisce, insieme ad alcuni ambasciatori italiani del suo progetto Terzo Paradiso – Rebirth, rappresentanti delle istituzioni pubbliche, docenti e ricercatori universitari, insegnanti, associazioni della società civile e altri soggetti impegnati in pratiche di innovazione responsabile e sostenibile della società. Con il Forum - scrivono - “ si apre a Milano un cantiere operativo della durata di un anno, il cui obbiettivo è attivare i significati della Mela Reintegrata”.
Insomma la società civile nelle intenzioni sarebbe chiamata a decidere dell’arte pubblica: sono i fruitori a fare l’arte " (negli intenti della Pistoletto farm,tradotto: “scrivere una carta di Milano in cui si cerchi di creare qualcosa che mette assieme la sostenibilità dell'urbanistica necessità di tener conto dell'ambiente naturale “ ecc)
intanto è evidente non solo la chiara concettualizzazione avant-apple, sfruttando la pervasività dell’icona già-vista, mutandola in opera.
L’ "opera" poi si completa con la ricollocazione del già-visto, nel luogo pubblico (luogo comune e luogo pubblico vanno a braccetto) E "il pubblico" dei fruitori aderisce - comprendendo il messaggio facile-facile dell’artista –
così il pubblico si equipara, come facitore e come interprete: il pubblico dell'arte pensa di essere all'altezza e non solo passiamo ma attivo come l'artista, uguale poi qui del Grande Artista!.
Che se-duzione: Quindi si sentirà di avallare il suo progetto collettivo, di cui tuttavia egli è promotore insieme all’elite politica e beneficiario dei ricchi finanziamenti sia pubblici che privati.
noi partecipiamo, l’artista incassa. La democrazia è partecipazione, ma non è certo condivisione dei dividendi né dei capitali.
Per fare tutto ciò, l’arte. Che bello.
Quale emblema di ciò che fu-inaccessibile e astruso e diventa invece condiviso? Finalmente un artista si fa capire, dice il pubblico. Con l’ovvio, ma se sottolinei questo sei snob, fai aprte delle cricche.
Non si accorge il pubblico che operazioni di apertura e facilitazione ai significati come questa sono proprio la pellicola che maschera cricche vere, mentre invece chi critica questa operazione lo fa da un punto di vista puramente estetico e fuori da ogni circuito di benefici monetar innanzitutto e poi di presenza.
Ma il significato dalla Mela Reintegrata? Ammiccare ala tecnologia pop e pervasiva come se quella tecnologia fosse l'emblema della reale mancanza di rapporto integrato con la natura, il simbolo di tutte le sostituzioni e di tutte i simulacri dell'esistenza reale. Pistoletto fa celebra in realtà il compimento del’apple come realizzazione di tutte le avanguardie del 900 che avevano auspicato un ripensamento radicale dell'istituzione dell'arte stessa, proprio per reintegrarla dentro l'esistenza, non per farne un oggetto poetico di elaborazione psico-esistenziale in sé.
l'arte deve farsi non orizzonte di una visione originale, ma farsi prassi diffusa, ridisegnare tutta la realtà. cercando proprio di produrre un elemento che in qualche modo incidesse direttamente sul futuro della realtà. Pistoletto va anche oltre il rapporto tra artista il committente perché l'opera diventa l'esito di una concertazione allargata ai cittadini, spettatore in Opera Aperta. Si tratta di capire la vera democraticità di tutta questa apertura sociale e socializzata dichiarata nelle intenzioni.
Per adesso osservando il Melone alla Stazione, le domande sono sempre metafisiche e piene di enigmi, come per l’arte di sempre: da dove viene? Che cos’è? Perché?


"Ho paura torero" di Pedro Lemebel (MArcos y Marcos) Variazioni "Camp" nella militanza politica

 Ho letto ”Ho paura torero”, romanzo del 2001 di Pedro Lemebel (tradotto nel 2011 da Giuseppe Mainolfi e edito da Marcos y Marcos) per curio...