Sono a pagina 500 del secondo volume del grande progetto di Antonio Scurati “M” (Bompiani) dedicato alla storia di Benito Mussolini e del nostro paese attraverso Benito Mussolini, il primo volume era dedicato al figlio del secolo, ora il secondo racconta la fase in cui M. diventa l'uomo della Provvidenza, siamo nella seconda metà degli anni Venti e procinto verso gli anni 30 siamo nel momento in cui Mussolini consolida la dittatura che aveva di fatto inaugurato con la marcia su Roma e poi ribadito col sangue, con l'omicidio Matteotti e adesso arriva a una singolare proclamazione parlamentare della fine del Parlamento.
Leggo “M” DI Scurati nei giorni di Renzi, Ciampolillo e dell’indecorosa
questione del gossip su Renata Polverini (che ha votato la fiducia e subito è partita
la violenza della calunnia, ma subito va detto che i giornali in caccia di “clic”
ci si sono avventati mettendola in apertura.
Ieri moriva Emanuele Macaluso, un protagonista di una
stagione politica che con i suoi grandi difetti, della storia repubblicana, non
aveva quelli attuali del chiacchiericcio e dell’impreparazione di una classe
dirigente che somiglia ai suoi cittadini e anche a parte dei suoi “mediatori” –
si, più di Renzi mi hanno fatto pena ieri due cose: una che ho saputo che ci
sono “persone che lavorano nei giornali” che non sapevano chi fosse Macaluso, e
vabbè.
La seconda che gli stessi giornali già nella versione web, si
sono gettati come avvoltoi sulla notizia del presunto affaire Polverini-Lotti,
come se Renata Polverini che è un’acuta commentatrice politica e militante politica
di lunga esperienza, benché a me idealmente opposta, non avesse ragioni
POLITICHE valide per lasciare il centro-destra, e invece i giornali italiani
intanto non possono immaginare una scelta di una donna come una scelta ma
sempre qualcosa di “sentimentale” ma soprattutto hanno fatto una cosa
vergognosa, raccogliendo le palate di merda che si sono levate dal centrodestra
medesimo, e ha spalmato la suddetta merda sui suoi siti in bella vista, a
caccia di clic, perché ahimè - e posso
darne testimonianza diretta – la maturità complessiva dell’opinione pubblica online
è più o mena quella di un pre-teen capriccioso e annoiato.
(Voi direte: ma ci lavori! E io di sì, ma ci lavoro come mio
padre faceva il muratore a Roma: ha iniziato negli anni 50 e si è fatto tutti i
palazzi dei Caltagirone ed era tra i muratori che ha lavorato, senza diritti,
ma ha costruito tanti palazzi del famoso “Sacco di Roma” fatto dai palazzinari,
ma potreste dire a lui che era complice dei Palazzinari? Ecco oggi essere
giornalisti come me che sono nessuno (nemmeno un Ciampolillo) è un po’ come essere
operaio o muratore e va bene così. Mi pagano e faccio bene quel che mi dicono
di fare. Mio padre era poi iscritto al PCI di Macaluso, appunto e di Berlinguer
e prima ancora di Togliatti, e la politica serviva a cambiare corso alle cose, ma
non serviva che mio padre lasciasse il lavoro. Ma torniamo a noi.)
La crisi di governo con i suoi risvolti, affidarsi all’ “uno-vale-tutto”
del solito deputato sconosciuto (i governi che cadono per i Turigliatto e
tengono per i Ciampolillo) mentre la
crisi aperta ora non aveva senso (al di là dei suoi parziali argomenti pure
comprensibili per esempio essere più decisi col MES) visto che l’unico che l’ha sposata con vigore
oltre Renzi (si sfilano pure i suoi) è Briatore un degno rappresentate della
nostra classe dirigente A quando gli endorsement di Pietro Genovese?.
In questo quadro fa impressione leggere “M” di Scurati (tutto il progetto oltre che questo
singolo) perché si scopre che l’Italia ha le sue curiose continuità dentro i
cambiamenti (Macaluso è esempio di una storia di grandi cambiamenti)
E’ simbolico leggere questo libro, questa parte della storia
italiana, in questo momento mentre il Parlamento italiano del dopoguerra della
storia repubblicana è di nuovo per l'ennesima volta appeso alla sua fragilità.
Il secondo volume di “M”
racconta di come Benito Mussolini sciolga di fatto meglio faccia, sicché il
Parlamento stesso decreti la fine della pur fragile forma di parlamento
liberale in epoca monarchica che è quello nato dopo l'Unità d'Italia è
consolidato con l'epoca giolittiana e tutto avviene non con clamore, ma con un
flebile sospiro (“gli uomini e mondi muoiono in un lamento soffocato qualcosa
di molto simile a un frigno”) potrei quasi cedendo ad un istinto popolano
grezzo e cattivo che finisce tutto in una scoreggia in questa volgarità di
bassa lega pesco il “Mussolini che è in me”, l’istintiva incazzatura nei
confronti dell' ennesima Farsa di una classe dirigente inadeguata. Ma
esattamente rispondente a quello che un paese senza nerbo senza borghesia,
senza cultura ha espresso in questo secolo, ma in generale esprime da un secolo
e mezzo, con la sua anomala storia Europea un paese che non ha mai avuto né una
monarchia forte, come la Spagna (che pure ha difetti simili ai nostri) né
tantomeno una monarchia forte e uno stato nazionale insieme, nel complesso è
stata frammentata tra miseria e genio tra grandezze e arcaicità. E così non ha
avuto un popolo coeso e non una borghesia. L’Italia ( è l’anno di Dante Alighieri ) è
stata inventata dalle Élite dei Chierici e tali sono rimasti sentimenti
collettivi nel bene e nel male, da queste minoranze: sia quando queste coi loro sentimenti trascinano
il Popolo verso il bene come accaduto con la Resistenza (più una guerriglia di
minoranza sostenuta dagli americani, che non una “rivolta di popolo”) sia nel male, quando invece si fa incantare,
da Mussolini a Salvini e Grillo – la sua coesione, per paradosso la più fondata
la DC che nessun altro in questo paese.
Come Scurati ripercorre, consultando documenti e disponendoli
in una sequenza narrativa che nel secondo volume si è fatta più rapida, meno
romanzesca, con tessere di un mosaico complesso scandite da capitoli più brevi
lo stesso Mussolini in questo libro racconta di questa definizione di una di
uno Stato che vuole essere Fascista, che vuole far coincidere l’Idea alla cosa,
che vuole – come tutte le dittature totalitarie sognano – la piena realizzazione
della rivoluzione. Al di là dei metodi e di questo impianto totalizzante. Se uno
Stato maturi la sua identità politica, sia coeso non è cosa malvagia.
Per l’Italia – e questo è il risvolto anche interessante
storicamente di questa narrazione che Scurati fa con il progetto “M” – anche un
plenipotenziario totale come il Dittatore Mussolini deve fare i conti con la
miseria giochetti dei vari comprimari (come Renzi che è una specie di Farinacci)
con il torcibudella del compromesso, con la complicazione del “particulare” italico,
con la corruzione le clientele, i favori, le ruberie, con la falsità.
Anche Mussolini, scrive Scurati, deve confrontarsi con
quella che è “la materia umana scadente, Il popolo di adulatori e mugugnatori,
di delatori accaniti diviso tra calunniatori esaltati e calunniati avviliti,
con gli avidi faccendieri con questi famelici servi, con questi infoiati
precari del presente assoluto che consumano ogni giorno come se fosse il primo
degli ultimi. In vista del domani servirebbe
innanzitutto una classe dirigente, ma per crearla bisognerebbe fidarsi degli
uomini e tu non ti fidi”.
Così scrive Antonio scurati Rivolgendosi a un tu- Mussolini dal punto di vista
di un “io” narratore-narratario e in questo tu che forse potrebbe essere la
voce del narrator-Scurati che la usa, anche se in apparenza potremmo
attribuirla a un discorso indiretto dell’Io-Mussolini, dal cui punto di vista
delle carte e del personaggio Scurati ha composto questo suo grande affresco.
E’ questo l’elemento letterario interessante di un libro di
non-fiction che tuttavia usa gli strumenti della finzione narrativa per
sottolineare alcuni elementi della Storia rapportabili anche all’oggi, facendo
a volte fare a Scurati delle considerazione di amaro realismo, quasi sferzanti
e ciniche, anche se velate sotto una plausibile immedesimazione ma solo di tipo
letterario (scrittore-personaggio) con M.
(affiora qua e là un tono Indignato che lo rende anche simpatico un burbero ma realista,
insomma un moralista che guarda orizzonti più lontani e per questo si sfastidia
degli inciampi delle miserie qui e ora).
Ma la cosa più strana
è che qualche volta si ha l’impressione che pure Mussolini lo sia, un uomo che
guarda lontano (le considerazioni sulla demografia sono attualissime, noi
abbiamo sempre considerato retorica il dare figli alla Patria, ma il problema
era reale, specie se confrontato come già fa Mussolini, con la Cina)
Mussolini stesso sembra non poterne più della sua Italietta,
ben conscio che lo sia. Anche Mussolini sembra intrappolato nelle pastoie nostrane
da strapaese, che si è illuso di domare,
illudendosi di poter creare sulle macerie di un mito una Storia nuova e invece è
chiuso presente assoluto delle bottegucce del caffè, della commedia goldoniana
infinita, delle baruffe, in cui gli
italiani sembrano sempre imprigionati senza mai riuscire veramente a fare un
passo avanti decisivo, questi italiani che sembrano sempre il popolino
sottomesso ai Borboni al papato al centro e alle monarchie europee nel nord
Italia. Questo popolino sottomesso a Mussolini questo popolino sottomesso alla
Democrazia Cristiana e sottomesso a Berlusconi e poi illuso da Salvini e
Grillo, incapace di rivendicare veramente una rivoluzione e di praticarla. Anzi sempre si china a 90 al vincitore di
turno in apparenza proclamando i valori di una rivoluzione, in realtà sbrigando
dietro le quinte affarucci, per intascare più valori più soldi più prebende più
raccomandazioni più favori possibili giocando punto sulla corruzione diffusa e
continua. E così neppure Mussolini uomo della provvidenza riesca a fare nulla,
che sempre la Provvidenza è la scusa per non fare nulla, come quella di Manzoni,
che non è mai risolutiva non ha mai risolto la storia, neppure quella dei
singoli (Renzo e Lucia non sono vissuti felici e contenti sono rimasti senza
Idillio e i soprusi sono continuati). La Provvidenza affonda con padron Ntoni
del Verga, perché è la morte, la rovina ha colpito la sua famiglia, non l’ha
risolta col fascismo perché la rovina del Fascismo la conosciamo tutti e perché
quel che lo portò a corrodersi dall’interno, per certi aspetti ancora dura,
oggi, nel nostro tempo di Renzi e Ciampolillo, di Grillo e Salvini, di D’Alema
e Turigliatto, Bertinotti e Meloni e Berlusconi ecc. ecc. una gran rottura de.
Fine.