mercoledì 27 ottobre 2021

MAGRIS, I ROMANZI OGGI, LA SCIENZA, IL TEATRO ( su "The mountain" di Agrupacion Senor Serrano)

 


Qualche giorno fa Claudio Magris ha scritto un articolo per me molto importante. Magris è maestro del 900 e dice cose che io – allievo del 900 – pure penso per aver molto assorbito quel secolo.

Il fatto che le dica lui e bene dall’alto della sua autorevolezza mi rincuora. Sarà passatismo, fate un po' come volete.

In ogni caso, per me l'articolo conferma la mia idea che è molto difficile trovare in letteratura oggi qualcosa che realmente ti dia la sensazione come dice Magris di “venire sbalzati in un mondo radicalmente «altro» rispetto a quello in cui eravamo abituati a vivere e a pensare”.

Chi veramente fa compiere questo balzo sono oggi i libri scientifici, per citare i più noti, da quelli di Mancuso a quelli di Rovelli, direi io da semplice lettore. Magris cita un autore turco, Rafik Anadol che “ha trovato il modo, grazie ad un algoritmo, di «catturare le allucinazioni dell'intelligenza artificiale” e a farne scrittura. Questi libri dice ancora Magris “inducono a non sapere più bene chi e cosa siamo; ci si scopre trasformati, quasi appartenenti ad un'altra specie, come quel personaggio nella Metamorfosi di Kafka che diviene un insetto ripugnante”.

Il parallelo con Kafka è un classico, specie per uno studioso come Magris, ma pure ha ancora una portata irriducibile e non superata. il fatto è che grandissima parte dei libri di oggi, pur ottimi a volte, non fanno quel che facevano quelli del 900, ovvero farti tuffare dentro “quella nuova Storia che macinava tutto, dalla politica ai sentimenti al linguaggio e al rapporto con la realtà esterna e con se stessi, con la pluralità dell'Io indissociabile dalla molteplicità dei linguaggi necessari per esprimerla”.

I Linguaggi: questo è il nodo centrale; per tutto il 900 la scoperta della rivoluzione dei soggetti passava attraverso una rivoluzione del linguaggio poetico (Kristeva) e in generale del linguaggio tutto. A suo modo anche le torsioni della grammatica di oggi, con lo schwa e simili, ci dicono che è nella lingua che si compie il primo passo del cambiamento. Oltra la Lingua, c’è “il Linguaggio” ovvero tutti i codici con cui la soggettività sociale stabilisci i codici e canoni della rappresentazione della realtà. Per cui non solo in esplosioni di significanti", ma pure in esplosione immaginativa e allegorica, si compie una trasformazione che si adegua a quelle intorno a noi.

Eppure nei romanzi di oggi non accade. Quale il motivo (mercato? poco coraggio? poca consapevolezza? main-midcult- stream?) chissà.

Magris è duro e se lo dice lui.. :” In questi anni di pandemia escono molti romanzi, mediocri o notevoli, ma che nella scrittura, nel ritmo, nei temi assomigliano alla narrativa tradizionale degli anni Trenta o Cinquanta, quella contro cui polemizzava il Gruppo '63, e si confrontano raramente con quel fuoco sotterraneo, con quel corto circuito fra l'umano e il non-umano con cui la scienza costringe, anche chi non la studia e non la conosce veramente, a fare i conti”.

Insomma ce tocca rimpiange il gruppo 63...

Accade anche per la morale. Spesso mi capita di sentire discorsi – lasciamo stare Barbero – in cui anche persone che si ritengono moderne e libere, ragionano in molti ambiti come mia madre o mia nonna.

Per Magris i romanzieri sono troppo presi in una sorta di autofiction della non-fiction di sé stessi, auscultando il cloud di informazione entropica alla sola ricerca del riverbero del loro nome citato e taggato.

E aggiunge una cosa che mi trova d’accordo (in qualche post precedente parlando dello spettacolo Lingua Madre parlavo del teatro). Ancora Magris: “oggi non è tanto il prolifico romanzo a vivere e a raccontare l'eruzione vulcanica che illumina e abbaglia il nostro sguardo, ma sono piuttosto altre forme espressive, performances di ogni genere ".

Ecco chissà se Magris loda Anadol, avrebbe dovuto vedere uno spettacolo come “"Uncanny valley", "valle perturbante" di Rimini Protokoll, il collettivo berlinese che tra i maggior sa raccontare tutte le forme di trasformazione della coscienza alle prese con la realtà del mondo contemporaneo – in questo caso era l’intelligenza artificiale. Nello spettacolo un computer aveva assorbito le molte informazioni di un umano e che prendeva vita come circuiti e processori ma pure in "figura" nel doppio del corpo dell'autore, in copia di formaldeide, a riprodurne le sue fattezze, in questo caso dello scrittore Thomas Melle autore della piece, ma che ha "delegato" il suo doppio ad essere in scena "als Ob" fosse se stesso.

. L’automa poteva – da non attore, non umano, ma “vero automa” - poteva “interpretare Melle – o sostituirlo – sostituire il soggetto/autore Melle avendo però assorbito autonomamente le informazioni di Melle e in qualche modo potendo "Essere Melle" sulla scena.

Meno tecnologico ma pure molto bello e poetico, Magris avrebbe dovuto vedere lo spettacolo di Agrupacion Senor Serrano “The Mountain” che ha girato un po’ e ora ho finalmente visto al Festival delle Colline torinesi, al Teatro Astra di Torino.

"The Mountain" è un spettacolo si intrecciano in modo aereo ma poi sempre più convergenti, la storia della prima spedizione sull’Everest, il cui esito è ancora oggi incerto; Orson Welles che semina il panico con il suo programma radiofonico The War of the Worlds; giocatori di badminton che giocano a baseball (perché così stabilisce la convenzione dei bravissimi attori in scena); un sito Web di fake news creato dalla compagnia e responsabile di aver diffuso volutamente fake news due delle quali hanno fatto "il giro dei social" come si dice, anche tra il folto pubblico di massa dei social che non è mai stato a teatro e che a sua insaputa era dentro un’opera d’arte cliccando e condividendo le fake news prodotte da Agrupacion.

(quando si dice l'opera aperta);

in scena c’è un drone che scruta il pubblico e riprende scene ravvicinate sorta di plastico della vicenda narrata ; il tutto con schermi mobili, con frammenti di video delle interviste di Welles, immagini frammentate; e Vladimir Putin o meglio la sua maschera digitale che è stata realizzata con i fondi raccolti da Agrupacion col sito di fake news al quale era stato agganciato Google Ads e che ha fruttato 1500 euro. Lo spettacolo spiazza, inquieta e diverte, e ci mette alla berlina: si noi siamo immuni dal meccanismo credulone delle fake news? No, vedendo lo spettacolo capiamo che no.

Mette alla berlina non solo Putin e la sua macchia di fake news ma anche noi, spettatori colti e informati, e provoca proprio quella destabilizzazione necessaria, non la conferma di quanto siamo belli bravi sensibili e corretti come fa molta anche della letteratura uptodate anche - direi soprattutto - internazionale (per una volta non si può dire che noi in Italia siamo peggior, se vedo i nomi più cool della letteratura francese inglese o americana e non solo (ho sentito un ‘intervista a Chimamanda Ngozi, che ho amato in Americanah, ma francamente si è estremamente americanizzata, dicendo banalità come poche sulla letteratura almeno i quell’intervista.).

insomma, sono contento che lo dica anche Magris e mi conferma, che oggi il miglior linguaggio per fare narrazione e poesia lo troviamo a teatro e non nella maggior parte dei romanzi e nei libri di poesia. E lo troviamo soprattutto nella scienza.

"Ho paura torero" di Pedro Lemebel (MArcos y Marcos) Variazioni "Camp" nella militanza politica

 Ho letto ”Ho paura torero”, romanzo del 2001 di Pedro Lemebel (tradotto nel 2011 da Giuseppe Mainolfi e edito da Marcos y Marcos) per curio...