Qualche giorno fa avevo scritto che stavo leggendo tre libri
di maschi in crisi e mi sembravano sopravvalutati, e so che avete pensato a Piccolo, Missiroli e il
terzo a scelta. Era una duplice piccola
divertita provocazione per i miei 25 lettori, tutti forti lettori nella bolla
che subito hanno pensato allo Strega. (il romanziere maschio in modalità
autoriflessione, dopo l’autofiction, va)
In realtà i libri che stavo leggendo di “maschi in crisi”
che mi sembravano – tenetevi forte – sopravvalutati – erano quelli di Hemingway di Malcolm Lowry Scott
Fitzgerald. Booooom.
Lo so, ora mi spiego. Fiesta, il grande Gatsby e Sotto il vulcano sono gran bei libri.
Lo so, ora mi spiego. Fiesta, il grande Gatsby e Sotto il vulcano sono gran bei libri.
Amo soprattutto la malinconia di Fitzgerlad e il
deragliamento alcolico di Lowry. Ben
resi anche dalle traduzioni (Hemingway lo amo meno, e la traduzione di Hemingway è forse un po’ datata (di Ettore
Capriolo) mentre invece anche in italiano si può godere di questi romanzi,
splendidi e imperfetti, Scott F. e Lowry tradotti rispettivamente da Tommaso Pincio e
Marco Rossari.
Due gran belle traduzioni, Non ho fatto comparazioni, ma c’è una prova del nove, questi libri li ho “riletti” ascoltandoli, in queste settimane – mentre camminavo, mentre lavavo i piatti, mentre stendevo, a volte mentre ero sul divano – dal podcast di “Ad Alta voce” di Radio 3. Ragazzi ve lo consiglio, e soprattutto per questi romanzi, la loro prosa incalzante, precisa, che sapeva cogliere sfumature o deliri, paesaggi e umori alcolici, passioni, dolori, amori, follie, meditazioni, risuonava armonica potente, quindi mi sembra di poter dire che la traduzione funzionava molto bene.
Due gran belle traduzioni, Non ho fatto comparazioni, ma c’è una prova del nove, questi libri li ho “riletti” ascoltandoli, in queste settimane – mentre camminavo, mentre lavavo i piatti, mentre stendevo, a volte mentre ero sul divano – dal podcast di “Ad Alta voce” di Radio 3. Ragazzi ve lo consiglio, e soprattutto per questi romanzi, la loro prosa incalzante, precisa, che sapeva cogliere sfumature o deliri, paesaggi e umori alcolici, passioni, dolori, amori, follie, meditazioni, risuonava armonica potente, quindi mi sembra di poter dire che la traduzione funzionava molto bene.
Fitzgerald e HEmingway li avevo già letti una trentina di
anni fa, all’università più o meno o poco dopo. Lowry lo leggo oggi. Confesso,
ho praticato la letteratura americana scarsamente, perché troppo preso dalla letteratura
Europea, Balzac Thomas Mann, Celine, Joyce,
Beckett, Kafka, Proust, Camus, fate voi. Questi sono tra gli autori, con i
poeti, che hanno definito la coscienza contemporanea anche attraverso la
letteratura. E confermo quel che pensavo all’epoca, non c’è nulla in questi
romanzi degli anni 20 o quello del 47 (Lowry) che non sia stato esplorato e
meglio, decenni prima, dalla grande letteratura
europea tra il 1830 e il 1930.
Perché sono però così amati? Perché hanno fondato un sentimento di opposizione e fuga da mondo, l o hanno fatto con corpi e quotidiano metropolitani e moderni, più vicini al nostro modello, con un atteggiamento “rock” – o jazz, per stare alla musica che suonava intorno a loro – che poi è stato trasportato nella Beat Generation e della B Generation si è esteso alla cultura politica e antagonista alternativa dell'America. Come la pop art o Pollock devono molto alla ricerca pittorica europea dei primi del 900, Hopper che deve molto a Cezanne o Seurat ecc .
Questi tre autori oggi li rileggo in altro modo.
Perché sono però così amati? Perché hanno fondato un sentimento di opposizione e fuga da mondo, l o hanno fatto con corpi e quotidiano metropolitani e moderni, più vicini al nostro modello, con un atteggiamento “rock” – o jazz, per stare alla musica che suonava intorno a loro – che poi è stato trasportato nella Beat Generation e della B Generation si è esteso alla cultura politica e antagonista alternativa dell'America. Come la pop art o Pollock devono molto alla ricerca pittorica europea dei primi del 900, Hopper che deve molto a Cezanne o Seurat ecc .
Questi tre autori oggi li rileggo in altro modo.
Li rileggo come romanzi di uomini (maschi) in crisi, virile
e di status. Esattamente come quello che c’è intorno a noi, dai Sovranisti, ai
populisti, ai gilet gialli, a Trump, ai fondamentalisti, ai dirigenti cinesi
indiani, pakistani, giapponesi
(Pankaj Alishra, autore de “”L’età della rabbia” sta
scrivendo un libro “The trouble with men” una storia della mascolinità e
riconduce la rabbia, il risentimento, la politica della spartizione e dei muri
come apice tragico di una storia che è anche sogno infranto della virilità, una
virilità imperialista e sovranista.
Francis Fukuyama, nel suo ultimo libro (“identità. La
ricerca della dignità e i nuovi populismi” Utet) attribuisce a
richiesta di riconoscimento che le
identità che si sentono frustrate a sviluppare il populismo, al di là delle
richieste economiche - ma che poi i capi famiglia maschi, attorno a i 50, siano
gran parte della classe media impoverita o dei lavoratori con lavoro perduto
o a rischio somma le due cose, e si
tratta guarda caso della generazione del baby boom, tutta bianca, l’ultima
figlia della mentalità ottocentesca, ma che si è misirato con due grandi
novità: l’emergere dell’altro sesso, le donne, sulla scena delle richiesta di
diritti - e quelle dei migranti, più recentemente).
Cosa c’entra il
sovranismo e il populismo con Gatsby, Lowry e Hemingway?. Mi influenza l’arrivo
significativo di romanzi di
autocoscienza - o autocommiserazione o autoassoluzione narcisistica fate voi -
di autori uomini adulti – a integrazione, stesso tema, dal femminile, Chiara
Gamberale.
Per carità non è un tempa nuovo – Knausgard qualche anno fa
ne fece un resoconto millimetrico e fluviale – ma penso che i personaggi di
Fitzgerald, Hemingway e Lowry siano stati dei modelli a metà tra il riscatto maschile
e la sua collocazione in un contesto diverso, non convenzionale, come fuga dalle responsabilità
del fallimento – o dalla paura del fallimento. Il Console, Gatsby, Nick,
Robert, Jake, ecc sono personaggi maschili che attraversano una crisi,
personale e sociale insieme - e soprattutto di genere. Spunta qua e la, il disprezzo
per il nero, per l’ispanico il messicano
ecc.
Riascoltando questi
romanzi oggi percepisco in loro una reazione che sta dentro l’identità
mascolina e avventurosa americana – quella dei film di Hollywood, ma
letterariamente risalente a Jack London o Walt Whitman (o Melville, ma già è
diverso) – paradossalmente sempre intrisa
dallo spirito avventuroso e coloniale, vitalistico. Non c’è in altri romanzi (Steinbeck,
anni 30 o Faulkner, con l’urlo e il furore proprio del 29) in cui benché ci sia
la crisi e la frontiera, e un certo senso dell’altrove, raccontano quegli anni americani
in altro modo, come epopea collettiva. IN SF; ML e HH c’è l’eroe-individuo,
dentro e fuori l’uomo massa che si stava formando, e meno la storia corale.
C’e in loro un certo Deragliamento dei sensi, maledettismo,
ad alto tasso alcolico: s’era già visto
a Parigi tra poeti, settanta anni prima, e con altre profondità di visione del
mondo, oserei dire.
Qui c’è più vita, orizzontale, l’alcol scorre a fiumi, le liti amorose dei
maschi, per la conquista della bella di turno, c’è l’esotismo che prelude o è
già turismo (spagna, Messico, ma anche New York è un “altrove” rispetto al
provinciale Nick e Gatsby). La mascolinità degli anni Venti di Fitzgerald e di
Hemingway – e ancor di più quella mezcalica di Lowry, che è inglese ma diciamo
che ragiona come un gringo) si esprime molto dentro “l’America” ma attraverso
uno spirito di rottura, una faglia – vulcanica – entro essa, come saranno le
culture delle droghe per la Beat Generation e negli anni 60 (ovvero un
parallelo del consumismo, un “altro consumo”).Orientalismi, direbbe Said,
esotismi, essere alternativi. Una reazione da maschio in crisi in cerca di fuga,
ma per certi aspetti per preservare quell’identità. Andare a fare il maschio
ubriacone all’estero (o nella cultura del jazz, dei neri – l’elemento della
paura del negro come minaccia dell’identità americana è presente nel
personaggio di Tom in Grande Gatsby).
Sia Nick (nel GG) che
il console (in SIV) hanno 29 anni e già
si preparano ad abbandonare la gioventù, in Fiesta la delusione arriverà col
ritorno a Parigi, ma anche questa è “crisi”.
Si respira libertà sessuale, ma nella libertà è troppo ingombrante la mascolinità, romantica e violenta - Lowry cita esplicitamente Hemingway con la gita alla fiesta messicana e la gara di Tori cui partecipa Hugh, con Yvonne, in Fitzgerald, Nick e Gatsby sono innamorati di Daisy( ma c’è il toro-Tom da eliminare) Lowry è inglese, ma è come-se-fosse americano, anche lui rifonda di nuovo quel romanzo d’avventura, alticcio e sbracato, che servirà da ispirazione a tanti prodotti immaginari di paura e delirio, fino al grande Lebowski, o cose simili, insomma un certo modo raffinato e insieme “gonzo” americano, scazzato e rock, romantico, fragile, ma pure violento e macho. Lowry vorrebbe scrivere una divina commedia (la esplicitamente) ri-cita Hemingway e Gatsby continuamente (nella traduzione Rossari fa dire al Console qualche volta “vecchia lenza” che era un intercalare che usava spesso Gatsby nella traduzione di Pincio ( secondo me anche i due traduttori – scrittori a loro volta – si sono parlati…).
Si respira libertà sessuale, ma nella libertà è troppo ingombrante la mascolinità, romantica e violenta - Lowry cita esplicitamente Hemingway con la gita alla fiesta messicana e la gara di Tori cui partecipa Hugh, con Yvonne, in Fitzgerald, Nick e Gatsby sono innamorati di Daisy( ma c’è il toro-Tom da eliminare) Lowry è inglese, ma è come-se-fosse americano, anche lui rifonda di nuovo quel romanzo d’avventura, alticcio e sbracato, che servirà da ispirazione a tanti prodotti immaginari di paura e delirio, fino al grande Lebowski, o cose simili, insomma un certo modo raffinato e insieme “gonzo” americano, scazzato e rock, romantico, fragile, ma pure violento e macho. Lowry vorrebbe scrivere una divina commedia (la esplicitamente) ri-cita Hemingway e Gatsby continuamente (nella traduzione Rossari fa dire al Console qualche volta “vecchia lenza” che era un intercalare che usava spesso Gatsby nella traduzione di Pincio ( secondo me anche i due traduttori – scrittori a loro volta – si sono parlati…).
Però questa espressione di maschi alla deriva emozionale,
non è che una replica meno profonda del deragliamento o “lusso” della coscienza
che era corso in Europa decenni prima. Mi
ha colpito però riascoltarli e ripensarli oggi, dopo aver letto Serotonina di
Houellebecq, , o Fedeltà di Missiroli l’Animale che mi porto dentro di Piccolo,
ma anche un romanzo bellissimo come “Tutto
quello che è un uomo” di Szalay, come anche “La sposa “ bellissima raccolta di
racconti tra finzione autobiografia di Mauro Covacich, o “il padre infedele” di
Antonio Scurati che va riconosciuto aveva introdotto il tema, già prima (e non
è un caso che col suo ottimo libro “M” riporti questa intuizione di scrittore
ad un lavoro di ri-narrazione della Storia
notevole che ricongiunge il 1919 al nostro 2019) e ci aggiungerei, anche se non
col “tema” diretto, i libri di Carrere e
di Siti: tutti questi libri, li vado a
sovrapporre a queste crisi maschili che in letteratura trovano una risposta varia:
in genere (tranne l’ultimo Scurati) ripiegata su sé, mentre in politica – e in gruppo o folla, popolo, branco,
ostentano distruzione, separazione, muro, aggressione, ostilità agli altri -
alle altre. ecc
E tutta la rabbia, il rancore che attraversa l’Europa
sovranista nazionalista, così come l’America di Trump, la Russia di Putin - ma
India, Cina, Pakistan, Indsonesia, Filippine, ma pure tutti i presidenti-padroni
dei molti stati africani, è di nuovo una
crisi maschile investendo proprio l'Europa non tanto da un punto di vista
socio-economico come la leggono in molti. E’ un’ondata di testosterone, come
dice Alishra ).
LA fine delle
promesse del progresso in cui siamo nati, verso gli anni 60, , la fine della
gioventù, la “frontiera” (the new frontier di Kennedy) che dovevamo superare crescendo, e che invece
si è dissolta – e così molti di noi la trasformano in muro, per impedire ad
altri di attraversarla verso di noi )
fanno un riverbero su un epoca in cui il vitalismo americano della
conquista, dopo decenni, stava per
impattare nella frenata della crisi del ’29. Rileggere questi romanzi classici –
e di conseguenza anche i nostri contemporanei europei. . Una chiave di lettura per creare connessioni,assoxiazioni,
non un’analisi filologica, ovviamente.