venerdì 12 aprile 2019

RITRATTO DI SIGNORA, VENTICINQUE ANNI DOPO


Ho finito “Ritratto di signora” di Henry James. Di recente ho deciso di rileggere classici che avevo letto negli anni dell’università, o poco dopo - e forse compresi intellettualmente ma non assimilati dall’esperienza. Schnitzler, Flaubert, Kafka, Woolf, ora sto iniziando di nuovo “LA Storia” di Elsa Morante.

Ma Qualche classico lo avevo saltato, per forza. Leggo per la prima volta questo “Ritratto” di James.
Lo leggo in questa edizione che avevo comprato come la maggior parte dei miei libri d'allora in un negozio di  "remainder" -

Che i classici servano alla formazione di una coscienza, è un concetto noto, quasi un postulato.
Che si possano leggere i classici invece come de-formazione, in questa fase transitoria dell’esistenza che da sempre gli uomini hanno associato all’ingresso della terza età, (la mia) quella che poi conduce alla morte - io ho superato i 50 . questo può essere un concetto nuovo, legato a noi che "rinnoviamo" la vita a 50 anni,rinasciamo vivi e vitali ma la mente di lungo corso si associa ovviamente alla fine, che è sempre dietro l'angolo. 

 (ieri è morta una persona che conoscevo e con cui ho lavorato, per un pezzo, e con cui di recente m’ero anche arrabbiato, dentro di me, come capita alle cose della vita, per questioni di lavoro - e improvvisamente la morte, a 54 anni, di Angelo Aquaro - la sua morte, alla mia stessa età -  ti riporta a quell’allineamento del tempo a non-esistere . Il tempo non esiste, esiste solo la morte, o la vita, appunto. ).

 Dunque leggo a 54 anni “Ritratto di signora" di Henry James. E dunque Ho fatto in tempo a farlo, da vivo.  Chissà quante altre cose farò in tempo a fare. Per ora c’è una somma di tutte le cose non fatte - e tra queste una che mi scornava, di lavoro (chi mi conosce la sa) e per la quale attribuivo responsabilità proprio ad Angelo, per cui la morte fa anche questi sgambetti subdoli con i sensi di colpa, a volte con assurde capriole (tanto che ora ho ricorretto il suo nome, l’avevo scritto al femminile, ma è evidente, i lapsus alla parola colpa, la “o” è dal lato opposto della tastiera rispetto alla “a”)

Penso solo ora che questa prima lettura 2019, dopo venticinque anni dall'acquisto della copia di "Ritratto" non sia casuale, leggendo dettagli della sua composizione.

Henry James la scrisse in una prima versione, quando aveva poco pià di  30 anni e la pubblica nel 1881, quando ne ha 37.
La stessa che ha  Proust quando pubblica il primo volume della “Ricerca”. LA stessa età, 37, in cui io la lessi. Poi Proust, in dieci anni la fini, e morì, a 51 anni .  Io sono sopravvissuto a quell’età.
Anche Henry James,  che infatti riscrisse - revisionò e ne cambiò il tono - “Ritratto di signora” nel 1908, quando aveva 65 anni. VEnticinque anni dopo, gli stessi che ho impiegato io tra l'acquisto della copia e la lettura.

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Tutto il romanzo è irradiato da Isabel Archer, chi lo ha letto lo sa. E’ un’eroina senza eroismi. Non si suicida come Emma Bovary, pubblicato nel 1856 o Anna Karenina, pubblicato nel 1875.
Benché sopraffatta dall’inganno e dalla fine delle sue illusioni, la sua parabola sarà nell’accettare una vita di convenzioni con un marito falso e mediocre, lei che era stata il ritratto della vitalità e della libertà della coscienza giovane e pura che esplorava il mondo. Questo soprattutto nella versione di James dell’1881 (lo dice Harold Bloom).

Isabel parte dall’Almerica che è un’anima pura. E ‘vivace e intelligente, sicura di sé. E’ il nuovo mondo. Arriva in Inghilterra e inizia il suo viaggio nel vecchio mondo, ma entra anche nella ragnatela dei suoi corteggiatori. Da uno sfugge, americano e industriale, quelli che farà innamorare in Europa sono inglesi o  sono tutti expat, ricchi e benestanti.
 Non lavorano, sembrano impegnati tutti nella tessitura di un arazzo di vita inutile, spostandosi qua e la per l’Europa e oltre. Sono imbevuti -anche gli americani espatriati - della vecchia Europa. Che stava cambiando. Il romanzo si svolge tra il 1872 e il 1880. E tocca Inghilterra (nel pieno dell’era Vittoriana) la Francia (dopo la Comune, ora la Repubblica) e l’Italia (ormai Regno Unito, conquistata Roma città fondamentale). Negli stati uniti è finita da qualche anno la guerra civile.

Tutta questa Storia di eventi però NON entra nel romanzo. Che resta un acquario di sentimenti, di conversazioni, di fili intrecciati, di emozioni e percezioni del mondo, in cui il grande rocchetto dell’universo è Isabel che tutto accende fino a che, però non sarà soffocata da questi fili.
 Isabel va in Europa in Europa trova la scoperta di un mondo da esplorare come se fosse una specie di “esotico e antico”, con i suoi riti con le sue trame, le sue ragnatele, sia quello dell’aristocrazia inglese con Lord Warburton che la vuole sposare, sia quello dei suoi compatrioti, Gilbert Osmond, dandy mezzo fallito ed esteta, con un groviglio di male rifugiato in Italia.

E non è un caso che questa coscienza pura e mentale, che ha rifiutato tutti gli amori - fino quasi a mostrare una sua spigolosa durezza, se non una freddezza rispetto al corpo - cada nella trappola che M.me Merle e il suo amante Osmond le tendono tra Firenze e Roma, avvolti nel bello, ma anche in una storia che trasuda a ogni passo di sangue, passioni, omicidi, grandezze e bassezze. E Isabel ci casca come quasi una turista della vita che si lascia ingannare dal subdolo falso amico che trova nella terra esotica.

Digressione:
(Questo Jet-set di americani e fannulloni esteti e ricci che passano il tempo a innamorarsi e viaggiare e conversare e prendere il thè, è l’antenato di un’esperienza che si ripeterà in alcuni grandi scrittori americani, alcuni dei quali letterariamente eredi di James: Scott Fitzgerald, prima di tutto, ma anche Hemingway. In parte inglese americanizzato nei modi, Malcom Lowry, ma poi Gertrude Stein e Ezra Pound. Scrittori che partiranno dalle loro esperienze di espatriati, “spiantati” in senso economico e culturale, per creare personaggi che vivono per intrecciare le loro emozioni e la formazione della loro esperienza, positiva di scoperta o anche negativa, di errori. Come Isabel, attraverso una lotta per la conquista di un proprio spazio di conoscenza del mondo, anche se Isabel - rispetto ai più sfrenati personaggi successivi degli scrittori che abbiamo citato - conosce, senza voler “bere la coppa dell’esperienza” come dice a un certo punto.)


Isabel è figlia della paternità di Henry James senior: il padre dello scrittore era un filosofo trascendentalista, allievo di Emerson, il soggetto che pensa fa esistere il mondo. Isabel pensa ma soprattutto percepisce il mondo e lo rielabora e lo fa esistere scoprendolo e noi lettori con lei, seguendola in questo castello maestoso di cui non percepiamo la presenza di un architetto e padrone, tanta è la leggerezza maestosa del suo impianto narrativo che sembra stare su da solo (mentre da Balzac a Flaubert a Tolstoj la presenza dello scrittore si sente e come.)

Isabel è il suo personaggio alter ego di James. Non c'è in Henry James l’ironia feroce, che c'è in Flaubert con Emma Bovary, non c'è la tragicità. Isabel e appunto una donna giovane, pura coscienza, donna che ama il mondo e rivela il mondo attraverso la sua stessa presenza percettiva.
Nel romanzo gli altri personaggi esistono quando c’è lei in scena, sembrano tuti là per lei. Corteggiatori, lo zio morente che le lascia l’eredità, permettendole di essere libera ma al tempo stesso iniziando un’inconsapevole corruzione della storia, dell’intreccio che si architetterà nella seconda parte, la zia, cugini (soprattutto Ralph che ne è innamorato vanamente ma che alla fine morendo le daranno la coscienza finale della sua esistenza) M.me Merle, tutti sono gregari di Isabel.

 
Il suo attraversamento dell'Europa dall'Inghilterra all'Italia sarà piena di corteggiamenti a più riprese e anche di Intrecci familiari. IN qualche modo sono presenti tutti matrimoni-da-fare,  che si devono combinare (fino alla piccola Pansy figlia di Osmond e chiave dell’inganno di M.me Merle) mentre invece a sottolineare la differenza contemporanea in Bovary e Anna Karenina, dove ci sono tradimenti e divorzi .

Invece Isabel combatte questo accoppiarsi, all’inizio, anzi per tutto il tempo, è una eroina che si astiene dalla passione sessuale e romantica (Henry James era un omosessuale ma non svelato, ben diverso da Proust). 
Isabel sta in un’idea di amore come esplorazione spirituale di sé. Il romanzo è un lungo fiume ampio pieno di isole forse potremmo dire una specie di delta con dentro Tante isole, una laguna come Venezia - sarebbe stato lo scenario perfetto e infatti sarà centrale come città nel “Carteggio Aspern “ e come suona adesso rivelatore il sottotitolo “diario di un uomo di cinquant’anni” - 

“Ritratto di signora” è  Maestoso e così bisogna leggerlo, come navigandolo, un tutt'uno che scorre, in cui ci sono tantissimi personaggi. La cosa fondamentale è propor però la correzione che James imprime al romanzo specie con la revisione del 1908. Calcando su questo intreccio torbido, anche se non malvagio - alla fine M.me Merle cerca di sistemare sua figlia avuta da Osmond ma tenuta segreta come fosse orfana della prima moglie di Gilbert. E combinando insieme che Gilbert è senza soldi e Isabel è un’ereditiera, m.me Merle trama affinché i due si sposino. mon si capisce come Isabel ci caschi.

Questo è “l’errore” narrativo di James su cui concordano tutti.

Ma era troppo un grande per essere un errore involontario. Isabel ci casca e non si ribella. Alla fine, dopo la morte di Ralph, che le rivela tutta la vanità della sua vita e i suoi sbagli, l’aver tradito sé stessa soprattutto, Isabel torna a Roma da Gilbert di cui ora sa tutto. Tornerà in un’Italia Cupa, in un mondo nero e triste, col mediocre Gilbert. Perché? Lei così indipendente e moderna - ci s’innamora ancora oggi del suo femminismo iniziale. Poi la virata che James introduce da vecchio. Isabel accetterà le convenzioni, ma non è figlia di queste, come i personaggi da vecchia Europa che l’hanno adescata. Perché l’America va a morire dentro in Europa, a Roma ,nella Roma ricca di rovine ma in sé come fosse un villaggio di pastori?
Perché accetta il fallimento del suo matrimonio con Osmond? Forse proprio perché James intende puntare verso una virtù dell’anima che è sua e trasferisce in Isabel: la volontà di superare le passioni, che prima la portano a non accettare la corte appassionata dei suoi corteggiatori, ma poi ora a superare in maniera non “passionale” il raggiro di Osmond è il tradimento della sua fiducia fatto da Madame Merle. Dovrebbe vendicarsi. Uccidere sé sessa lasciarli sul lastrico, o uccidere loro.
Forse in un romanzo, ma non in quello di James. Isabel  si rende conto che Osmond alla fine è un vile approfittatore dei suoi soldi, ma ritorna da lui, in nome di qualcosa che resta un po' sospeso e misterioso, neppure James lo svela.

 Lo fa intuire forse, è l'accettazione di un percorso che vuole ora compiere sempre in autonomia, con sé sessa, sarà questa coscienza superiore a tutte le trame, sarà “trascendente” appunto, una volontà di super-donna che non è riuschciata dalla legge dell’istinto, è ferma e rivela quella che è la qualità prima di questo romanzo: la quiete. La quiete durante la tragedia, non dopo.
 LA fermezza.  
Nessun suicidio, nessuna fine ridicola come Madame Bovary o sensuale e passionale  come Anna Karenina, ma la fondazione di una scelta responsabile anche nel dolore di aver sbagliato tutto. LA perdita della sua autonomia, Isabel - che è vittima di sé stessa -e la trasforma (guidatala Henry James anziano) in un arricchimento della coscienza. Isabel, alla fine, di fonte alla morte di Ralph comprende e sa. E un romanzo che si chiude su un errore e on offre una risoluzione. E’ a bassa intensità, ma corrosovi. Ed è l’errore della nostra vita, uno dei tanti errori che abbiamo fatto e non sappiamo perché, pur avendone intelligenza. Ma è un passo a saperlo che non vuole affrontare. James è fine psicologo ma è pur sempre prima di Freud, l’Europa attraverso il trauma deciderà di immergersi nella palude del nostro io. Isabel e Henry James si fermano sull’orlo, ne hanno forse una diversa coscienza (sapere tutto il Male in Europa tra Dostoevskij e Freud non ci impedirà di gettare il continente nella violenza per decenni, culminata con la Shoah.)

Quando Isabel cede alla corte di Osmond, James scrive “La sua immaginazione indietreggiava: c’era un ultimo vago spazio che non riusciva a traversare: un tratto fosco, malsicuro, che aveva un aspetto ambiguo, lievemente infido, come un terreno paludoso alla luce di un crepuscolo d’inverno. E tuttavia le sarebbe toccato attraversarlo”.
Questo passaggio spezzerà le ali a Isabel, la consegnerà a una vita che si rivelar un errore, si svelerà per l’inganno. I sogni diventeranno come l’aureola gettata nel fango dell’angelo di Baudelaire, la coscienza che il mondo è sporco. IN fondo questo è il romanzo che pure nella trasparenza di questo impianto di gesti pieni di sentimenti ma leggeri, racconta la fine di una gioventù e delle sue illusioni. Ma conoscere che il mondo ala fine è imprigionato nei suoi errori comporta dover stare dentro quella prigione, semmai rivelarlo da dentro.
Il romanzo di James ci lascia sulla soglia del 900.

ps
Io immagino Isabel Archer tornata a Roma, nel 1880 a trenta anni si chiude in una vita di studio e meditazione, poi, dopo trenta anni, si riprenda la sua vita e introno agli anni dieci torni in Europa, a Vienna, Zurigo e incontri, tra il 1910 e il 1920, le sue coetanee cinquantenni, Lue Andreas Salomè e Sabina Nikolaevna Špil'rejn, che le spiegheranno molto degli errori, e anche di due uomini loro due avevano molto amato e che - pur capendo molto di quegli errori e anzi fondandone la scienza che li spiegherà all’umanità nel secolo a venire - non seppero evitarli, anche loro. L’energia trasparente dell’errore del vecchio Henry James allora saprebbe di saggezza.


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