mercoledì 19 novembre 2014

ARTURO PEREZ-REVERTE "Il cecchino paziente" (Rizzoli) - recensione

E' uscita ieri la recensione su RSera la versione Ipad di Repubblica per IPad in abbonamento,  a "Il cecchino paziente" di Arturo Perez-Reverte ( da Rizzoli)




La trascrivo qui

Incipit. “Erano lupi notturni, cacciatori clandestini di muri e superfici, bombardieri impietosi che si spostavano nello spazio urbano, cauti, sulle suole silenziose delle loro scarpe da ginnastica. Molto giovani e agili. Uno alto e l’altro basso. Indossavano jeans e felpe nere per camuffarsi nell’oscurità: quando si spostavano nei loro zainetti macchiati di pittura tintinnavano le bombolette provviste di tappini adatti a pezzi rapidi e di scarsa precisione. Il più anziano dei due aveva sedici anni.”

Trama. Alejandra Varela, detta Lex, critica d’arte esperta di writers, viene incaricata da un importante editore di realizzare un catalogo dei lavori di Sniper, la leggenda dei graffitisti spagnoli e non solo. Naturalmente dovrà scovarlo, inseguirlo nei territori di confine urbani, stanarlo dietro il muro di protezione dei suoi tantissimi seguaci, cercarne le tracce su internet. E poi, se lo troverà, dovrà convincerlo a passare dall’altra parte della barricata e a diventare “un artista” conosciuto in tutto il mondo e adeguatamente pagato. Lex si avventura in una caccia all’uomo tra Madrid, Lisbona, Verona e Napoli, attraversando un mondo che è un mix tra gruppi paramilitari, integralisti della purezza del gesto urbano senza compromessi, fanatici del messaggio sui muri. Ma a cercare Sniper non è solo il mondo dei galleristi milionari. Lo cerca anche un potente uomo d’affari spagnolo, con tutt’altre intenzioni: suo figlio, infatti, è morto cercando di realizzare un’azione che Sniper aveva indicato come obiettivo su internet. L’inseguimento porterà a una rivelazione e a un regolamento di conti sorprendente, proprio nel nome di una purezza impossibile.

Stile. Preciso, analitico, ben strutturato, è in parte un giallo-caccia all’uomo,  in parte un romanzo-affresco sulla storia di un’arte urbana che è anche fenomeno sociale. Perez Reverte guida il lettore con la consueta perizia del dettaglio. I vari personaggi gli forniscono l’occasione di raccontare un movimento, le sue azioni e la sua morale, e di spiegare il senso di dipingere sui muri o fare delle semplici tag  come se ne vedono ormai in ogni metropoli globalizzata.

Pregi. Non è un semplice giallo, anche se ne ha la forma. È anche una sorta di reportage narrativo  (l’impronta del grande inviato di guerra rimane)  su gruppi metropolitani underground e aiuta forse a comprendere mentalità radicali dell’antagonismo, non solo nel campo dei writers.

Difetti. Al contrario, potrebbe deludere chi cerca un semplice giallo passatempo – o il lettore di Reverte abituato ai suoi gialli-romanzi storici che, pur molto precisi e dettagliati, sono più densi di azione.

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