venerdì 28 novembre 2014

RACHEL POLONSKY "la lanterna magica di Molotov" (Adelphi)

la recensione per Repubbblica /RSera

Incipit. “In un angolo del soggiorno di Molotov c’è una lanterna magica. Dando le spalle alla finestra affacciata sul vicolo Romanov, giro la manovella di ottone della lanterna e attraverso il vetro sbircio dentro l’obelisco di mogano che mi arriva alla vita. Immagini scolorite si succedono con un clic del meccanismo girevole.”
Contenuto e stile . Rachel Polonsky,  studiosa inglese del mondo slavo, arrivata in Russia per scrivere un saggio scientifico e decisa a fermarsi a Mosca solo diciotto mesi, ci è rimasta per dieci anni , seguendo anche la voce delle proprie radici personali. Viaggiando per tutto il paese, lo ha esplorato in modo non sistematico ma capillare fino al dettaglio. Ha raccolto storie di luoghi e persone tra Mosca e terre lontane, legate  soprattutto al periodo degli anni di Stalin, anche risalendo ad aneddoti sulla  vita di Čechov e Dostoevskij e Pasternak, passando per i poeti Mandel'štam e Cvetaeva, e raccontando tantissimi altri personaggi, comprese persone comuni, come la folla  di frequentatori per decenni delle terme di Banja Sandunov, fino ad arrivare a brevi ma taglienti, ironici ritratti della nuova oligarchia ignorante della Russia di Putin.

Polonsky si è lasciata guidare dalla ragnatela di intrecci e riferimenti, anche casuali, a cominciare  dalla  scoperta che l’appartamento di Mosca dove sarebbe andata a vivere, all’inizio del Duemila,   era appartenuto a  Vjačeslav Michajlovič Skrjabin, noto come Molotov.  E la studiosa parte da questa figura controversa -  uno dei principali rivoluzionari bolscevichi, unico tra questi a sopravvivere alle fucilazioni di Stalin, e divenuto suo braccio destro negli affari internazionali come nelle purghe  –  e dai suoi libri e documenti, conservati ancora nell’appartamento per un viaggio nei meandri di un periodo terribile e oscuro. Assieme ai libri, nell'appartamento di Molotov c’era una  lanterna magica, che diventa solo il pretesto per iniziare a seguire il filo delle ombre tra realtà e magia, inseguendo vite febbrili e tragiche, testimonianze di vittime, figli, sopravvissuti, in un montaggio delle memorie che segue il destino di scienziati  e letterati  russi, per lo più  perseguitati da Stalin ( ma i loro libri erano, ironia tragica della storia,  nella biblioteca del suo ministro). Un resoconto di un’epoca, basato su migliaia di documenti usati con grande perizia filologica, priva di pedanteria, e anche su un viaggio reale : dalle dacie degli scienziati in Finlandia,  Polonsky ha attraversato “tutte le Russie” toccando molte città e villaggi tra cui Murmansk, Rostov,  Irkutsk, Staraja Russia, Vologda e poi la Siberia, il fiume  Don e ancora Mosca.

Una psicogeografia di una terra ricostruita rovistando nelle macerie reali e metaforiche di una storia politica e culturale segnata da orrore e da gloria. “La lanterna magica di Molotov” è un libro davvero inclassificabile, ma affascinante e bello, che  sarà maggiormente apprezzato da chi vuole approfondire le vicende delle persecuzioni interne nel periodo staliniano o ha amato  “Vita e destino” di Grossman o “ I racconti della Kolyma” di Salamov e da chi vorrà sapere di più dei luoghi simbolici della Grande Madre Russia, una terra di vangelo e rivoluzione, di fervente cattolicesimo ortodosso e crudeltà sanguinarie, di sofferenza e indifferenza, di grandi poeti e di miserabili criminali.


Pregi e difetti. Sono gli stessi della Russia o dei suoi grandi romanzi: ci si perde, si confondono i nomi,  si mescolano leggende e realtà, si sprofonda nel terribile ma si ama il suo sublime, e  alla fine si è saturi di personaggi   e luoghi ma  resta addosso una sensazione di ebbrezza febbrile e follia.

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