Ecco alcune impressioni sulla Ri-lettura de "Alla ricerca del tempo perduto" di Proust, nella traduzione di Giovanni Raboni.
Grazie alla challenge di Marco Giacosa, mi sono messo nell'impresa.
Spesso ci diciamo, ripensando ai libri letti in gioventù e a quelle emozioni provate (tema tra l'altro della prima parte del primo volume, "Combray") ci diciamo "prima di morire voglio rileggere X, Y e Z" intendendo certi classici ecc.
Proust è tra questi, libro che in molti non hano letto o hanno abbandonato.
Una seconda lettura è una follia, ma "prima di morire" poiché il momento si avvicina, ho deciso di rileggerla.
il "tempo che resta" è il contraltare del "tempo perduto" e di quello "ritrovato".
Letta da me per intero alla fine degli anni 90, in un'estate di scazzo e crisi - come spesso capita - quando uscì in versione Oscar Mondadori in 7 volumi, mi impressionò molto per come illuminava il mio recente passato e il mio commento più ripetuto su quell'esperienza fu che sapeva dire con precisione emozioni e stati d'animo a cui io non sapevo - da bravo maschio ottuso - dare parola.
L'ottusità resta, oggi spero di avere più saggezza, ma ho smesso di fare cazzate da un giorno, quindi non saprei.
Di sicuro ho 57 anni, sono passati più di 20 da quando l'ho letta, più o meno nell'età che aveva Proust quando la iniziò scrivere (circa il 1909, a 38 anni) e un'altra delle cose che mi dissi all'epoca era "meno male che non l'ho letta a 20 anni, non l'avrei capita".
Quel che capisco oggi è qualcosa in più, che va oltre la materia che narra. Diciamo che se a 37 anni la leggevo con la forte identificazione con i personaggi, rischiando di travisarla, oggi la guardo di più come un libro di filosofia, un saggio sugli archetipi, un'opera mondo indefinibile che ha tuttavia una visione della vita che sta dietro il mondo, il tempo e non ha nulla a che vedere con la nostalgia, né forse con la malinconia, forse una malinconia lucida e feroce.
Ecco il dirario:
ARDTP, PRIMO DIECI GIORNI, 6 MAGGIO
Allora sono arrivato all'incirca a pagina 370, EDIZIONE DEI mERIDIANI.
. Sono nel
pieno dell'amore di Swann, alcune impressioni veloci.
INCIPIT, Nonostante sia lentissima l'introduzione, la scena dell'attesa del bacio, quelle 50 è più pagine, è una specie di adagetto musicale – avete presente quello di Mahler strafamoso per l’uso che ne fa Visconti in Morte a Venezia (Visconti che doveva girare un film da Proust, chi meglio di lui? Ma scrisse solo la sceneggiatura poi non fece in tempo, ma forse si trascinò rimandando, perché sapeva della difficoltà)
L’adagio è un ricordo di un estremo passaggio dalla veglia
al sonno segnato da una “mancanza” - imprinting che appunto la mancanza del
bacio è che subito a pagina 7 della mia edizione dei Meridiani, il Narratore
dice che “ certe volte come Eva da una
costola di Adamo, una donna nasceva nel mio sonno da una falsa positura della
mia coscia”. Ecco questa connessione tra il passaggio dalla veglia al sonno con
la creazione di fantasticherie e la sensualità dell’immaginazione (sessualità
reale) è il trittico entro cui sarà molta
parte della ricerca del tempo perduto. Il sonno, dunque, è una conoscenza e il
risveglio è la sensazione dell'esistere un essere primario.
Il mondo di Proust a questo livello è avvolto da quel
secondo paesaggio che sono le fantasticherie, ed è una descrizione
dell'infanzia questo che fa parte di ombre e tutto inizia con questo dittico o
dicotomia che chi ti lascia, ovvero tua
madre, è colei che ti crea e in qualche modo ti abbandona, come fa da sempre e
da subito, nel momento stesso in cui tu
nasci perché non sei nell'unità piena in cui sei stato concepito e in qualche
modo sei stato creato di quella unità piena ed essa ti rimane un ombra (ha
qualcosa di platonico e lacaniano insieme). L’unità inziale lascia dentro di
noi un suono, una frase, tanto per dirla con un elemento che poi
tornerà nella "Ricerca".
Il bacio è soltanto una illusione, sempre più nevrotizzata. Proust è un grande
narratore delle nevrosi e del nichilismo dell’irrecuperabilità (ci tornerò su
questo punto) è un fenomenologo di certi sintomi psicologici, che Proust
osserva nascere e descrive (pur essendo lui lettore precoce di Freud) come li
avrebbe descritti un narratore che Freud non lo conosceva ancora, e che usava
tutto un armamentario di psicologia ottocentesca, ma come copertura di una
condizione ben più disperata.
Tra i fenomeni che racconta e che decostruisce è la gelosia,
la stessa ossessione di Swann per Odette è una sorta di ossessione psicologica
e narcisismo patologico, come viene chiamato oggi.
Altro elemento che descrive con finezza ma quasi seguendo l’evento
per come nasce e come arriva a formarsi, è la lettura di libri. Un momento fondativo
della formazione di un’anima, Proust parla di come arrivi a certi scrittori
come Bergotte (probabilmente nome inventato per intendere Anatole France) o
George Sand scrittori anche popolari o commerciali per certi aspetti, ma tutte
le sue letture proprio come attività primaria generano quel tipo di sensazione,
che sarà poi una sempre ulteriore
complessità a ricreare e quindi in qualche modo Bergotte/France e Proust sono
speculari, fanno la stessa cosa, benché oggi France sia considerato autore di stile
classico e superficiale, anche melenso. Tuttavia, per un ragazzino neanche
adolescente era una lettura fondamentale, come per noi Salgari, adeguata a
quello stadio della vita - a un certo
punto Proust scrive che Bergotte “ si
configurava come una raccolta di epigrafi da mettere in testa alle mie lettere”
e non è quello che forse accade anche oggi
con Proust (da coloro che lo leggono solo come campionario di decadenti stati d’animo
o emozioni) di cui vengono citate le
frasi estrapolate ?
altro elemento bello di questa prima parte è tutto il
racconto delle abitudini casalinghe, soprattutto il ritratto della prozia della
nonna del nonno e anche delle due domestiche di casa Francois, o la sguattera
che sono elemento di satira, mi fanno venire in mente questo così come anche il
salotto dei Verdurin certe inclinazioni volgari di una signorina bella ma
ignorante come Odette , Gozzano e al suo mondo di nonna speranza – Gozzano anticipa
Proust scrivendo a inizio 900 sarebbe bello immaginare un amore tra Speranza e
Swann.
Sono molto belle
anche le pagine sui Biancospini, perché di questo rapporto tra natura e
sensualità sarà permeato, poi tutto almeno questo libro che parla di Swann
(ho riconosciuto credo nella decisione del padre di andare a
fare la passeggiata o dalla parte di Swann o dalla parte di Guermantes, forse l’incipit
de “Gita al faro” di Woolf (se domani farà bel tempo ecc...)
molto bella e
l'apparizione a un certo punto anche qui della ragazzina a pagina 121 questa
ragazzina che compare nel bel mezzo di una visione della natura e la
erotizza, collegando poi la componente erotica dell’Altro a una collocazione o
appartenenza al paesaggio di collocazione in cui si troverà poi l'immagine
della donna desidera. Di fatto Proust non fa che continuamente erotizzare il
mondo, crea feticci, al tempo stesso li considera dentro una sua privata
sacralità – benché sia un nichilista. Diciamo che è una sorta di animista
intellettuale.
Swann collocherà Odette nel panorama, nel ‘paesaggio’ delle
sue visioni artistiche, nel ricordo dei quadri di Botticelli e soltanto in questa collocazione Odette avrà la sua legittimazione come oggetto del
desiderio. Lo stesso accade anche dopo quando parla appunto dei Biancospini e
di nuovo del desiderio.
Ecco un passaggio:
"A volte, nell’esaltazione che mi proveniva dalla solitudine, se ne aggiungeva un’altra che non sapevo isolare nitidamente, causata dal desiderio di veder sorgere davanti a me una contadina ch’io potessi stringere tra le braccia”.
Insomma, come la Venere che sorge dalle acque, ma a differenza
di quella Botticelliani, silfide quasi astratta in una contemplazione
intellettuale, qui il Narratore vuole veder sorgere dai boschi una più concreta
e afferrabile contadinella. E se il desiderio è “esaltante” P. però precisa che
la natura avrebbe poi dilatato ciò che il solo incanto della donna avrebbe
configurato come troppo angusto.
questo elemento come di un’immagine archetipica che ci
portiamo dentro (nel caso del Narratore non può essere che legato ad esempio
alla madre in questo senso così ardentemente desiderata ) questo rapporto con l'immagine dentro di sé e
di una figura genitoriale riemerge anche nelle pagine interessanti sul sadismo quando Mademoiselle Vinteuil, figlia del
musicista di provincia, oscuro docente di pianoforte, ma creatore della sonata
in cui c’era la “ frase musicale” che diventerà fondamentale nell'amore di Swann,
il quale appunto ama Odette anche a
partire da questa pulsione interiore che identifica nel bello, in immagini
artistiche o riconoscendo nella frase musicale, l'origine segreta delle sue intonazioni
e ritmi del “cuore”, le sensazioni amorose. In quella scena, la figlia del maestro Vinteuil consuma – ormai libera e morto il
padre – il suo rapporto sessuale con la sua amica e amante davanti al “piccolo
ritratto del padre” che doveva servire – scrive Proust –“ per qualche loro
profanazione rituale” perché l’amica dice “lascialo lì, tanto non c’è più lui a
levarci il fiato” fino poi a dire, afferrando il ritratto “sai cosa mi vien
voglia di fargli a quel vecchio mostro?” e sussurra all’amica spuraci sopra.
. E qui c’è un passaggio molto bello, perché il Narratore dice che il signor
Vinteuil se “avesse potuto assistere a
quella scena non avrebbe ancora perso la propria fede nel buon cuore della
figlia” perché ne avrebbe visto sotto l’apparenza brutale del male, quello di
una figlia che permette all’amica di sputare sopra il ritratto del padre morto
da poco e “vissuto solo per lei” e conclude “alla fine non c’è che il
sadismo dare un fondamento nella vita
all’estetica del melodramma”. Una frase profondissima.
Qui bisogna fare una riflessione generale su Proust e ARDTP
Proust appare nella vulgata come un autore lirico, dispiegato in un racconto di dolcezze nostalgiche, consolatorio addirittura, emozionale. Sono in realtà gli episodi della vita che Proust resoconta, ne fa fenomenologia, come Freud farà poi nei suoi libri, qui in modo narrativo, ovvio, in apparenza riprendendo proprio la bellezza della scrittura a cui si era abbeverato da ragazzo, ma che in realtà diventa poi non solo una sperimentazione formale della scrittura stessa, in articolazione sintattica di complessità psichica, ma sottintende altro. Che cosa? che quello di Proust è un viaggio di conoscenza filosofico-esistenziale e insieme un’autoanalisi che cerca la comprensione nell’io-profondo che sta dietro tutti i nostri gesti, anche nelle mollezze della vita di provincia, anche nel “melodramma” degli amanti, che sia la mademoiselle Vinteuil o Swann.
Le esperienze psico-esistenziali, narrate nell’eleganza
formale della frase, tendono alla riflessione sui rapporti intersoggettivi,
alle radici psicologiche, all’infinita ripetizione – nel tempo “perduto”
appunto” – di errori su errori, verso cui Proust ha una ironia leggera che
nasconde una visione di ferocia e durezza: l’uomo è animale cieco ed egoista le “abitudini”
psichiche e sociali che prue descrive così bene (Proust è stato formidabile giornalista
mondano) soffocano il mondo proprio nello stereotipo, nella superficialità. Dietro
l’elogio bonario, c’è il veleno della lucidità e per esempio ci abbandoniamo
alle fluttuazioni emotiva di Swann, ma finiamo poi per odiarlo e odiare in noi
tutti i comportamenti che ritroviamo così ben descritti, nell’amore, nei nostri
rapporti d’amore. Viviamo in
tradizioni estenuate, questo diceva P. ai suoi contemporanei, ma
varrebbe ancora per questi tempi di trentennale neo-conservatorismo (guardatevi
introno da Trump a bin Salman al nostro dominio ventennale di Berlusconi e
Salvini). Il Linguaggio, il Ruolo il Denaro condannano l’autenticità a celarsi,
a soffrire e a perdersi, nel tempo (“come lacrime nella pioggia” per celare il
più proustiano dei monologhi di fantascienza). E possiamo solo dare una risposta singolare, nello
scavo interiore, nel cortocircuito passato-futuro a cui ci portano le “intermittenze
del cuore” ovvero la memoria proiettiva)
Ecco Proust fa una cosa, lui che è una lettura-mito: demitizza. Si sorride, ci si abbandona alle
sue cronache familiari, amorose, mondane, ma poi prevale lo smascheramento dell’acido
corrosivo che Proust sa mettere dentro l’apparenza
elegante del suo stile e del mondo che racconta. In questo Visconti è suo
discepolo. Lo si scambia per decadente, in realtà Proust è un de-costruttore.
La sua visione è nel disincanto, nel vedere il vuoto sotto – non a caso sarà
amato da Beckett, che quel “vuoto” lo mostra invece cin modo grottesco e
assurdo.
L’attesa di Godot è come il ritrovamento del tempo, impossibile
se non in ciascuno di noi. Proust compie con noi il viaggio nel passato per
ripercorrere i materiali di un’esperienza della vita, ce ne offre di esemplari e
in qualche caso, anche “universali” in certe fulminanti pagine. Ma a dispetto della
superficie Proust sa bene che conta ciò che ri-analizziamo, ri-semantizziamo ciò
che è accaduto, in un nuovo discorso. Il tempo così non va ritrovato, va negato
se inteso come ritrovamento di ciò che era. Il passato serve a uscire dal tempo
a distruggere il suo mito, in cui costantemente la dimensione del vissuto sarà
un corto circuito capace di sottrarci all’incessante consumo, all’abitudine, al
dover essere. È infondo solo la concezione negativa, esistenzialista che Proust
sottende e che esploderà negli autori francesi 40 anni dopo (Beckett – francese
d’elezione – Camus ecc.) che ci aiuta a vivere nello spazio del nostro
accadere, continuamente spogliato e rivestito dalla demitizzazione dei nostri
miti interiori. Accade “l’evento” ma sottratto a leggi, architetture, senso,
connessione di nessi prestabiliti. Storia, in fondo. La nostra storia e la
Storia in cui siamo vissuti, per liberarci di essa. A questo tende il “ritrovamento”
di Proust che demitizza ogni ritorno. E anche la stessa parola “ritrovare” perché
sarà, semmai un trovare altro. Proust tende dove Beckett ha concluso: al
deserto dei “Bei giorni” di Winnie al silenzio dietro la massa dei nastri registrati
di Krapp.
Anche per giocare proprio alla demitizzazione di sé stesso
come “Autore” Proust fa fare un gesto di innesto al Narratore nella parte finale
della sezione Combray, col ricordo dei “due campanili di Martinville” riandando
alla sensazione provata un giorno durante un viaggio sulla carrozza del dottore
quando prova “impressioni” che – scrive il narratore – non potevano “restituire
la perduta speranza di essere un giorno scrittore e poeta, dal momento che
rimanevano per sempre vincolata a un
oggetto specifico e privo di valore intellettuale e non ricollegabile ad alcuna
verità astratta” Per poi dire “Ma perlomeno mi davano un piacere immotivato, l’illusione
di una fecondità”.
Ecco Proust gioca a riandare alla perduta speranza di essere
ciò che poi effettivamente è diventato (tutta l'opera ARDTP viene riassunta in una frase "Marcel diventa scrittore" il finale è sul libro che scriverà - e che noi avremo appena letto, descrivendo da un lato
ironicamente quell’ardente desiderio, ingenuo nel cercare verità astratte, ma
poi in qualche modo recuperandolo nel “piacere immotivato” primo segnale di una
ricerca di libertà ulteriore che sarebbe arrivata proprio dalla demitizzazione
di tutto, compreso il suo mito adolescenziale dello “scrittore”
– e come lo fa
questo gioco? Poco dopo descrivendo la scena in cui si fa dare un pezzo di
carta e una matita dal dottore per scrivere quelle sensazioni e no solo: portando
quel pezzo di scrittura ingenua dentro il suo libro. Lo fa però con una
finzione che solo anni dopo i filologi hanno scoperto: quella pagina di resoconto
della visione del paesaggio che cambiava in movimento nello spaziotempo della corsa
sulla pianura della carrozza, è stato effettivamente un pezzo scritto da Proust
ma non da ragazzo, e nemmeno dal ragazzo-Narratore suo doppio, ma dal giornalista
Marcel Proust nel 1907, poco prima di iniziare a scrivere la Recherche, a 36
anni) per una rivista.
L'altro elemento interessante è l'intuizione in qualche modo
di quello che stava nascendo con la società moderna, e con la creazione di un
gusto del pubblico di massa, allargato olrte la borghesia ottocentesca, in realtà era una questione che si era già
apposta dai tempi di Hugo e poi Balzac, che scrivevano anche per il pubblico che
si stava allargando, formando, una piccola borghesia istruita, e dopo Flaubert
e Baudelaire che invece con quel pubblico si scontrarono.
Diciamo che 50 anni dopo,
nei primi anni del secolo, negli anni della avanguardie, Proust fa una sua
diversa esperienza di quella discontinuità accaduta con la frattura (c’era stata
a guerra mondiale esperienza che rede l’ultimo libro della Ricerca il più bello
secondo me) con più esattezza quasi di fenomenologia estetica di quello che è
ancora oggi il dibattito aperto tra un arte liofilizzate semplificata per
grande pubblico, ad esempio la poesia di Arminio rispetto alla poesia di
Zanzotto e che pur sempre poesia viene considerata, ma la differenza è enorme.
Proust costruisce un personaggio ambivalente, con Charles
Swann: è irritante quel suo essere al tempo stesso possessivo e sottomesso con
Odette, ma è illuminante come un’autoanalisi per tante dinamiche amorose – una sua
evoluzione si può leggere in un proustiano come Walter Siti, in “Autopsia dell’ossessione”.
La sua ambivalenza si vede ad esempio nel passaggio in cui
finalmente scopre l’autore della famosa “frase” musicale che è una chiave di
volta per tutto il libro. E’ questo il momento in cui Swann Ascolta dal
pianista la frase della suonata di Vinteuil, avendo saputo proprio da lui in
casa Verdurin, da pochi giorni, chi fosse l’autore, tanto cercato, e il Narratore ci dice che Swann aveva iniziato
a cercare informazioni su quella frase su quella sonata e sul suo autore sul
periodo della sua vita in cui aveva un posto quella sonata su ciò che poteva
aver significato per lui la “piccola frase” e scrive
“.. era questo soprattutto che avrebbe voluto sapere ma
tutte quelle persone che dicevano di ammirare il musicista ( quando Swan aveva
detto che la sua sonata era davvero bella Madame Verdurin aveva esclamato “lo credo bene che sia bella ma non è ammissibile
non conoscere la Sonata di Vinteuil non si ha il diritto di non conoscerla” e
il pittore aveva aggiunto “ è proprio un meccanismo grandioso, non è se volete
di quelle cose che ‘fanno cassetta’ e tutto esaurito, ma è un'emozione di primo
ordine per un artista”) quelle persone
sembravano non si fossero mai poste tali domande, perché non seppero rispondere
e addirittura a uno o due osservazioni particolari di Swann sulla sua frase
preferita “ è buffo non ci avevo mai
badato, vi dirò che non mi piace molto cercare il pelo nell'uovo andare troppo
per il sottile, non perdiamo il nostro tempo a spaccare il capello in quattro.
Qui non è nello stile della casa” rispose Madame Verdurin, che il dottor Gottard
contemplava con ammirazione e con zelo studioso, mentre navigava in volta in
quel mare di frasi fatte. Lui e Madame Gottard, peraltro, con quella specie di
buon senso che è comune anche a certa gente del Popolo, si guardavano bene
dall'esprimere giudizi o dal fingere ammirazione per una musica che si
confessavano vicendevolmente una volta tornati a casa di non capire più di
quanto capissero la pittura del signor Biche.
Poiché dell'incanto della Grazia delle forme della natura il
pubblico non conosce che quel tanto che viene attinto dagli esempi più banali
di un'arte lentamente assimilata, e poiché un artista originale comincia appunto
dal rifiuto di tali esempi, i Gottard, emblema -in questo caso - del pubblico, non trovavano nella Sonata di Vinteuil, né nei
ritratti del pittore, ciò che rappresentava per loro l'armonia della musica e
la bellezza di pittura. Avevano l'impressione che quando il pianista eseguiva
la Sonata accozzasse sul piano delle note, che in effetti non erano concatenate nelle
forme in cui erano abituati, e che il
pittore gettasse dei colori a caso sulle sue tele. E quando in queste ultime riuscivano a
riconoscere una forma, la trovavano appesantita e volgare, cioè sprovvista
dell'eleganza di quella scuola di pittura (attraverso il cui filtro vedevano
persino di essere viventi per la strada) e priva di verità quasi che Biche vi
che avesse ignorato come costruito una spalla e che le donne non hanno i
capelli color Malva.
Tuttavia essendosi dispersi fedeli, il dottore, senti
quell'occasione era propizia e mentre Madame Verdurin faceva un ultimo commento
Alla Sonata di Vinteuil, come un nuotatore alle prime armi che si getta in
acqua per imparare, ma sceglie un momento in cui non ci sia troppa gente a
vederlo: - “allora è quello che si definisce un musicista di primo cartello!”,
esclamò con brusca risoluzione.
Swann potesse soltanto appurare che la recente comparsa
della sonata di Vinteuil aveva destato grande impressione in una scuola di
tendenze assai avanzate, ma che era del
tutto ignota al grande pubblico.”
Ecco poi arriva - subito dopo questa tirata contro il
pressapochismo degli incolti, ma che sembra venire non solo da una conoscenza
superiore delle arti, ma anche da una sensibilità umana più affinata – uno Swann
crudele:
“Conosco bene un tale che si chiama Vinteuil, disse Swann pensando al professore di Piano
delle sorelle di mia nonna.
“ Forse è lui, esclamò Madame Verdurin . “Oh no,
replico Swann ridendo, se l'aveste visto anche solo un paio di minuti, non vi
potreste porre il problema”. “insomma porsi il problema è già risolverlo, disse
il dottore. “Ma potrebbe essere un parente, rispose Swann, sarebbe piuttosto
triste, ma in fin dei conti può darsi che un uomo di genio sia cugino di un
vecchio scemo, se fosse così confesso che non c'è supplizio al quale non mi
sottoporrei perché il vecchio scemo Mi presentasse all'autore della sonata a
cominciare dal supplizio di frequentare il vecchio scemo che deve essere.”
COME HO TROVATO IL FAVORE NELLE MANI DEL Dr. Adeleke ... Mi chiamo Agda Noah e vengo dagli Stati Uniti, Washington. Ho sempre promesso di raccomandarti alle persone là fuori che potrebbero anche aver bisogno del tuo aiuto, perché trovare la tua e-mail è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata, Dr. Adeleke sei l'uomo più premuroso e compassionevole che abbia mai conosciuto. Ero così giù dopo essere stato senza amore per quasi cinque anni. Ho richiesto un incantesimo d'amore di ricongiungimento e sorprendentemente ha funzionato. Vivo felicemente con l'uomo più adorabile al mondo ed è per questo che ho pregato. Grazie Dr. Adeleke non sarebbe abbastanza, considerando quello che hai fatto per me, così ho deciso di condividere questa testimonianza del tuo lavoro manuale a tutto il mondo per conoscere il tuo buon lavoro per me. Puoi contattare quest'uomo per qualsiasi problema di relazione e anche lui ti aiuterà, tramite la sua e-mail: aoba5019@gmail.com o chiamalo / whatsApp +27740386124
RispondiEliminaMolte persone attraversano dolori nelle loro relazioni, è difficile rinunciare al vero amore, a volte fingiamo di stare bene ma non lo siamo, lottare per ottenere la persona che amiamo è anche lottare per riavere la nostra gioia e felicità. Il dottor Egwali è qui per aiutare i cuori infranti perché è capace e in grado di riconquistare i tuoi ex amanti, partner, moglie e marito con i suoi potenti incantesimi d'amore perché io sono un testimone vivente. Mettiti in contatto con lui al più presto tramite il suo numero WhatsApp su +2348122948392 o inviagli un'e-mail tramite /dregwalispellbinder@gmail.com
RispondiEliminaQuesta gratitudine va al dottor Egwali per avermi aiutato a ritrovare la mia felicità perduta, conoscerti è stata la cosa migliore che mi sia capitata dopo la partenza del mio amore, ho avuto traumi emotivi e notti di dolore dopo essere stato senza amore per circa due anni ho combattuto con questo fino all'intervento di un compagno e anche l'uomo più premuroso qui.. Ho chiesto un incantesimo d'amore per il ricongiungimento e con mia grande sorpresa ha funzionato perfettamente il mio coniuge è tornato a casa illeso proprio come hai detto tu. Grazie signor Egwali, le parole non sono sufficienti per esprimere la mia profonda gratitudine considerando quello che hai fatto per la mia famiglia, ho deciso di condividere questo bel pezzo delle tue fantastiche opere con il mondo intero sapendo cosa sei capace di fare, il tuo le parole si sono realmente avverate senza alcun segno di fallimento e dubbio. Il tuo caso non è mai un messaggio di eccezione o inviagli un'e-mail su nessuno dei suoi social handle e fai aggiustare la tua vita amorosa correttamente.
RispondiEliminaE-mail: dregwalispellbinder@gmail.com
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Mio marito mi ha lasciato per una donna più giovane ed ero devastata. Era come se lo avesse avuto sotto un incantesimo malvagio, Saul si è rivoltato contro di me durante la notte senza alcun preavviso. È successo l'anno scorso, ero disperato, quindi ho usato ogni singolo sito Web di incantesimi che potevo trovare senza risultati. Un amico mi ha mandato dal Dr. Adeleke e l'ho contattato. Ha iniziato a lavorare con me a giugno. Come risultato di tutto il suo meraviglioso lavoro, io e il mio uomo siamo tornati insieme. Sono così felice e privilegiato di avere una persona così grande come te al mio fianco. Grazie! Contatta aoba5019@gmail.com e su whatsapp:+27740386124
RispondiEliminaSono una donna molto povera che non ha sempre trovato fortuna quando si tratta di giocare alla lotteria. Gioco alla lotteria da quando avevo 21 anni e ora ne ho 45, il che significa che gioco alla lotteria da 24 anni. La somma più grande che abbia mai vinto in vita mia è stata di $ 400. Ma un giorno la mia storia diventa storia dopo aver trovato su Internet il nome di quest'uomo che è il migliore quando si tratta di vincere alla lotteria. Quest'uomo è un dottore voodoo molto forte che dà i numeri che non possono mai fallire. Dopo tutti i miei anni di lavoro e lotta per vincere la lotteria, ho finalmente vinto ($ 27 milioni) il nome è la dottoressa Adeleke, ( aoba5019@gmail.com ). oppure contattalo sul suo numero whatsApp (+27740386124) questo è l'unico modo per vincere alla lotteria e il migliore.
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