lunedì 4 giugno 2018

ERODIAS di Giovanni Testori, con Federica Fracassi, regia di Renzo Martinelli, prod Teatro I.


Se amate il teatro dovete andare a vedere  a Milano fino all’11 giugno al teatro I - –“Erodiàs” di Giovanni Testori
Innanzitutto per la straordinaria  interpretazione  di Federica Fracassi, da premio – e infatti di premi del teatro ha vinti già, nella carriera,  i più importanti e che in questa messa in scena insieme alla regia di Renzo Martinelli ha raggiunto una grande forza espressiva.
Anche il testo è forte, vi chiederà l’attenzione della lingua di Testori, uno dei nostri grandi del teatro. Una lingua che attinge al dialetto, intarsiato dell’italiano come di altre lingue, latino o latinorum compreso.
Forse avrete visto gli spettacoli del Gramelot di Dario Fo (la leggenda dice che forse potrebbe aver rubato l’idea all’amico Giovanni)  oppure avete letto Gadda. Ecco Testori, rispetto all’espressionismo comico, ha costruito una potenza che viene tutta da dentro. E’ una confessione questo testo, quello della regina, moglie di Erode Antipa e madre di Salomè,  che confessa in realtà la sua segreta e irrefrenabile e oscena passione per Giovanni battista a cui fu poi, secondo la leggenda. Tagliata la testa per desiderio di Salomè, proprio su istigazione di Erodias. Forse perché respinta dal profeta, forte della sua fede.
 
Erodias ce lo urla quel desiderio, ce l codice travolgendoci in uno irriverente, quasi sguaiato delirio amoroso. In corpetto, tacchi, dietro una vetrina che mi ricorda le vetrine delle prostitute di Amsterdam, poi pian piano fino a venire fuori quasi in braccio  agli spettatori, cosi ob-scena, con l’adorazione per il Battista la sua forza fallica esibita è anche una forza segreta di fede, l’eros è tanto forte come la fede e più forte della  morte, come già cantava il cantico dei cantici, che forse è ispirazione per Testori, che tuttavia la modernizza, fa lanciare dall’antica Galilea una profezia verso di noi, mondo in cui il sesso è sicuramente più forte di Dio. Dio si è fatto carne, e la carne è stata la sua grande traditrice. Se poi considerate che “”i l Verbo” si è fatto carne, quest’opera la possiamo anche leggere come quelle di Pasolini, come il canto del cigno di una civiltà della scrittura dentro un mondo di offerte di piacere visivo.

in ogni caso, significati a parte lasciatevi travolgere dalla sensualissima eroticità  di Erodiàs e nell’interpretazione ormai immersiva e divorante di Federica Fracassi diventa   regina spodestata ma fiera di un misticismo erotico, un’orazione profetica di lussuria futura. Un’invocazione alla libertà sessuale  trattenuta una dialettica che dilaniava Testori in tanti testi. “corpo e mente, ignoranza e conoscenza, sesso e morte. Infinite declinazioni della stessa cosa. Di una vita che cerca, non trova, e allora attende.” Scrive Renzo Martinelli.
E che ancora ci riguarda, dal tempo antico, ma anche dagli anni 60 e 70 di Testori,  parla questo testo  alle nostre zone irrisolte di ossessione, lascia un spiragli d’anima, ma in cui precipitiamo col corpo, come in un mare che ci affogherà ma è anche il massimo di vitalità che possiamo immaginare. 


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