giovedì 1 novembre 2018

ANTONIO SCURATI "M" (Bompiani)


Ho finito il libro di Antonio Scurati “ M” . Lo chiamo libro,  è un romanzo – la dicitura a finaco del titolo non è casuale, un allerta a non scambiarlo per altro – e certamente è  una narrazione romanzesca, se questo può attenere dicerto al ritmo, all’organizzazione del materiale, ai dialoghi, ecc. Certamente però questo flusso romanzesco poggia su un tale tappeto a tramatura fitta di fatti e documenti storici, che la definizione di romanzo pure è sufficiente, ma non esaustiva..
“M” è  il racconto di un attraversamento di un'epoca storica , tra il 1918 e il 1924, seguendo il suo protagonista principale, Benito Mussolini. Qua e là lo scrittore azzarda e gli dà voce in prima persona. Devo dire creando un effetto notevole. Anche  perché la voce di Mussolini è presente, al di là della prima persona narrante,  perché spesso anche nei dialoghi, Scurati usa materiale documentario tratto da diari, lettere e altri testi, metodo adottato anche per altri personaggi – e  supplire, anche  l’integrazione psicologica del narratore. Creando così un originale dispositivo narrativo della Storia e restituendone anche nell’incalzare del suo ritomo, quello spirito che certo ha avuto, un tracimare giovane, rabbioso, a  tambur battente di anime maschili feroci e smarrite, nella modernità, anime italiane, che a differenza d’altri,, avevano un tessuto di azione prima che di linguaggio, massa biopolitica inerte di un passaggio verso la cittadinanza di nazione che l’Italia non aveva. E che Mussolini si inventò, stregandoli, incantandoli, essendo egli stesso fatto della stessa pasta.
Dalla fine della Guerra, dalal vittoria mutilata di questa massa di reduci aggravata nella psiche e nel corpo, spesso mutilati feriti piombati in un paese slabbrato e ostile, i maschi della rivoluzione fascista saranno contagiosi e approderanno in sei anni ad un regime nazionalista, da una classe direigente vecchia e bolsa, benché nobile , ad un 39 enne grezzo a cui puzzavano i piedi che diventa presidente del consiglio, e che poi da Capo Supremo, farà del fisico e  della forma fisica – più sessuale che ginnica -  fece il suo mito.
Di questa tensione corporea c’è traccia nel corpo delal scrittura. Non chiedetemi come, qui, sarebbe troppo complicato. E dunque? libro,  narrazione, romanzo? Di  sicuro bello, molto bello da leggere. Nonostante qualche aggiusamento l’avrei fatto, poi ci torno.
.
Ne ho apprezzato la  capacità di farci attraversare a cavallo,  rasoterra la Storia, anziché fare come fanno gli storici -  è la celebre frase di Roland Barthes , che dice: gli storici attraversano le epoche come sorvolandole da una mongolfiera, il romanziere invece le attraversa a cavallo…  Dal basso ci mostra anche una possibilità di rileggerla questa storia di inquadrarla da un diverso punto di vista. Il fatto di adottare qui un punto di vista di Mussolini ne fa un ‘operazione non solo originale nel metodo, ma anche coraggiosa nell’oggetto. Mussolini è indigesto, benché il fascismo abbia avuto notevoli radiografie storiografiche, con grandi storici che lo hanno analizzato.
Qui il romanziere tenta di fare quello che fa di solito,  ma non “creando” un personaggio, invece “disponendo” il materiale dei documenti in modo tale da svelarci “che personaggio era” Mussolini, anche se era una persona, con la sua complessità qui sviscerata.
Il Mussolini che ne viene fuori – ma ripeto più che dai documenti che non dalla minima manipolazione letteraria di Scurati è un Mussolini “Furioso”. Furbo, ma non colto, un tattico, ma soprattuto rapido, anticipatore, ardito, come Arditi erano gli eroi della Prima Guerra la cui ideologia sta alla base del fascismo..

LA scrittura si fa anche corale si alalrga a diversi personaggi, a ras, politici, anche dell’opposizione come Turati e sempre più Matteotti che è non a caso all’opposto: rigoroso,ossessionato dalla verità, fedele alal moglie Velia, ma del tutto assente sessualmente, opposto ad un Mussolini che è un campagnolo con moglie ottusa, ma è scopatore indefesso, conquistatore, poligamo e progenitore. C’è quell’energia intraducibile in argomentazioni per gli storici, a mettere in movimento l’Italia. Sarà una danza infernale, mentre all’opposizione una borghesia troppo avanti per l’Italia vitale e rozza, se ne stava come il suo poetamaggiore tra la “razza di ci rimane a terra” e possono essere proprio le parole di Montale a descrivere questo stato d’animo di Matteotti, delicato e fragile : anche per il leader dei socialisti la  “speranza che bruciò più lenta/di un duro ceppo nel focolare” diventa una cenere luttuosa e potrebbero essere parole che Srcrive Giacomo, come anche di un altro fragile e inadatto a combattere il priapo Mussolini,  di Piero Gobetti, l’editore di Montale, quelle che scrive Eugenio: di quelal cenere delal speranza,  “Conservane la cipria nello specchietto/quando spenta ogni lampada/ la sardana si farà infernale/ e un ombroso Lucifero/ scenderà”. Mussolini è ombroso, ma lucente e mediterraneo e fa tabula rasa di questi inetti malaticci oppositori, scatena la danza. In fondo vuole ordine ma un ordine che cavalca il dionisiaco,che sfruto il disordine e la violenza, la brutalità di una società non sviluppata come quella italiana-

E’ una mia interpretazione di “M” sia ben chiaro. IN ogni caso, lavoro meritorio averci dato questo lungo flusso di 6 anni importanti della nostra Storia. Capire cosa  siano stati i caratteri del Fascismo legati ai caratteri degli italiani, con  Mussolini per primo italianissimo e tutti gli altri intorno. Perché il romanzo è bello anche perché è Corale, come dicevamo, e per tutti lo stesso metodo d’archivio.

Qu c’è un punto spinoso: c’è stato di recente un articolo di Galli della Loggia, ce è uno storico e che ha evidenziato alcuni errori. Ci sono (La proletaria s’è mossa attribuita a lCarducci e altre cose) ma che probabilmente sono più di distrazione e di un editing fatto ormai con mezzi non ppiù ricchi delle case editrici anche le più nobili - – ma non devo fare la difesa di Scurati cerco solo  di capire una persona che si legge migliaia di libri, scrive come un treno forse il doppio delle pagine, poi le deve tagliare ec ecc-..cercando di tenere un ritmo, di tenree le voci, di tenere in mente tuti i dettagli. E poi la cosa più difficile,  capire l'anima profonda del Fascismo che potrebbe attraversare qualsiasi persona umana E soprattutto qualsiasi persona che fa parte di questa comunità chiamata “Italia”  che conserva alcune sue caratteristiche di lungo corso si nota nella prosa epica,  altisonante si nota perché nel romanzo sicuramente Scurati ha riutilizzato magari nei dialoghi frammenti di frasi o pronunciamenti che erano contenuti in diari e lettere.

Mi sembra la cosa più bella , la trovata migliore del romanzo fa sì che le azioni storiche poi siano anche materia viva psicologica, attinte però a testi iscritti quindi documenti. Si capisce e si vede che la massa di documenti attraversati è stata enorme.

Io direi che Galli della Loggia - oltre al favore a una qualche sua amica con precedenti nella medesima casa editrice ( Ma questi sono solo gossip e pettegolezzi) -  abbia fatto proprio un errore clamoroso nei confronti del suo stesso mestiere di storico.
Recentemente si è parlato molto della richiesta di abolizione del tema di storia alla maturità della riduzione delle ore di storia nella scuola probabilmente Galli della Loggia dall'alto del suo grande albero di emerito professore universitario storico editorialista del Corriere della Sera non leggerà mai questa mia vocina nel Sottobosco.
Spero che in qualche modo magari mediata gli arrivi e gli faccia comunque  faccia capire che il grande albero su cui è appoggiato sopra è grande,  ma sotto e roso, è rimasto come scavato come rosicchiato dai castori, è rimasto un filetto che lo tiene in piedi.
E tra un po' Questa stessa materia (La Storia, il fascismo) saranno dimenticati.

A mei Scurati che  racconta la  materia ricorda il lavoro che in Spagna stanno facendo Cercas, Aramburo, Grandes, ecc E questi libri che fanno entrare nella storia da un altro lato, sono libri su cui nel futuro si potrebbe poggiare una rinnvata passione per la  storia.
E allora consiglierei a lui e quelli come lui di invece che fare i “Maestrini con la penna rossa”  dall'alto del loro albero rosichciato e del loro privilegio e del loro stipendio da professore universitario, se ci tengono non allo  stipendio né agli editoriali del Corriere della Sera, Ma se ci tengono alla storia e al fatto che la conoscenza della storia continui e diventi qualcosa di vivo anche nella mente di persone che non la  frequentano, bé dovrebbero guardare con occhio diverso a questo tipo di libri alla grande sostanza che è non agli sprsi errori.
Galli della Loggia come storico  dovrebbe dire grazie anche a un libro,anche se  con qualche imperfezione, come quello di Antonio Scurati che restituisce bene quel periodo storico e fa rimanere  vivissima la sostanza umana dietro gli eventi..
è quasi impressionante soprattutto nei primi capitoli e negli ultimi capitoli la capacità di illuminare certe dinamiche della politica italiana e della storia italiana che si sono ripetute e che forse si Stanno ripetendo ancora adesso.
Antonio scurati ha detto per primo di non aver affatto pensato a fare un libro, come dire, allegorico-storico allegorico del nostro presente. Lo ha cominciato 5 anni fa certe cose non le poteva ancora prevedere ma si stanno sorprendentemente rivelando e soprattutto ci aiuta a capire appunto le dinamiche più che le somiglianze, non ci aiuta a dire che stiamo entrando nel fascismo,con Salvini, ma  ci aiuta a dire i rapporti che possono intercedere tra un leader politico e l'elettorato italiano,  sia Esso Mussolini Berlusconi a Renzi È ora di Maio e Salvini.
Ci sono dei caratteri di continuità nei consensi nell'abbattimento dei consensi nel riprendere anche gli stessi consensi dopo che sono magari crollati e dell'istinto politico di risorgere questo per esempio l'ha mostrato Berlusconi forse in qualche modo lo ha mostrato anche Salvini e rispetto alla lega.
Ecco l'ultimo capitolo Anzi il penultimo è proprio questo “precipizio”  in cui si trova il fascismo dopo la morte di Matteotti Eppure anche lì c'è ancora una volta una mossa politica c'è un'intuizione di Mussolini da animale politico incredibile.

Forse potrei dire e anzi da un lato se ragionassi quasi come un editor o comunque una persona che vorrebbe creare sempre il prodotto perfetto di tagliare ancora un po' ci sono alcuni capitoli quelli in cui si dispiega la violenza fascista durante prima della prima del Fascismo prima della marcia su Roma e a seguire della marcia su Roma che sono per certi aspetti ripetuti.
una violenza che ogni capitolo mi faceva star male, l’ho vista ripentersi. Ridondanza? O forse no, forse era importante ripeterele, perché andava trasmessa la rutulante anvanzata dei fascisti la loro ottusa implacabilità..
Lo scrittore lo consegna a noi lettori quell’incredibile violenza contagiosa…il fastidio  l'inquietudine di questa violenza che si Sprigiona forse anche al di là dello stesso Mussolini non per salvarlo …e poi ci sono tante storie introno a Musolini, ma gli storici quando ricostruiscono le vicende si attengono ad uno schema materlista incompleto..

Cosa è il fascismo allora  è ancora più evidente proprio in questi capitoli “fastidiosi” del libro perché un uomo politico sarà in grado di alimentare e a farsi alimentare da quella feccia umana dei Farinacci degli Arduini dei di bastonatori fascisti di quella plebaglia che scatena con la marcia di Roma che poi quasi non sa come governare questo è anche molto bello questa parte è una delle tante parti belle di questo libro è quella in cui la letteratura non può che essere la letteratura quella che racconta questo scatenarsi umano della folla e al tempo stesso la gestione quasi di in difficoltà che ne fa Mussolini, è molto manzoniano.
qualcuno storcerà il naso ma gli va riconosciuto che è un po' manzoniano è un po' celiniano,  anche nell' assumere su su di sé il viaggio al termine della notte che entrare nella mentalità fascista, che è qualcosa di diverso dal fascismo ,  quella Sì potremmo continuare ad osservarla anche grazie al libro di scurati ancora oggi intorno a noi in tante teste e in tante facce di italiani come noi.


Nessun commento:

Posta un commento

"Ho paura torero" di Pedro Lemebel (MArcos y Marcos) Variazioni "Camp" nella militanza politica

 Ho letto ”Ho paura torero”, romanzo del 2001 di Pedro Lemebel (tradotto nel 2011 da Giuseppe Mainolfi e edito da Marcos y Marcos) per curio...