domenica 13 dicembre 2020

GLI STATI UNITI E L'ETERNO RITORNO DEL COMPLOTTO: PHILP ROTH VS TRUMP

 

 


“Qui non può accadere? Amici miei qui sta accadendo”
è un passo della bellissima orazione che Fiorello La Guardia tiene nel momento di massima crisi della storia americana, naturalmente nella nella versione romanzata e distopica raccontata dall’immenso Philip  Roth in questo romanzo: “Complotto contro l’America” (Einaudi lo rimanda in libreria, sempre con la traduzione di Vincenzo Mantovani,  con nuova copertina, che cita la serie che ne è stata tratta in onda su HBO e poi Sky la scorsa primavera).

Io vorrei raccomandarvelo anche nella versione audiolibro di Emons letto dal bravissimo Francesco Montanari. È a mio avviso il romanzo del momento, più ora che quando uscì nel 2004, da rileggere in vista delle elezioni del 4 novembre.

1.  Il romanzo distopico di Roth gioca con l’esercizio della “If history”: “cosa sarebbe successo se”. Nel caso specifico: se al potere nel 1940 negli Stati Uniti fosse andato un presidente filonazista. Che nel romanzo di Roth è un personaggio storico reale, l’aviatore Charles Augustus Lindbergh.

Già, perché “Complotto contro l’America” è un romanzo dall’architettura distopica tutta speciale, basata su elementi storicamente accertati: Lindbergh aveva simpatie inziali per il nazismo, quando fu mandato dall’amministrazione americana negli anni 30 in Germania per capire l’organizzazione dell’aviazione del Fuhrer. Manifestò in diari e lettere, più volte posizioni antisemite, i repubblicani gli offrirono realmente una candidatura alle presidenziali. Che nella Storia reale lui rifiutò, mentre nel romanzo di Roth, accetta. Da qui lo scrittore immagina una deriva della vita politica e sociale americana, che vira verso un autoritarismo para-fascista e antisemita. Gli ebrei, ovviamente indicati come gruppo religioso e come lobby finanziaria dalla propaganda populista, vengono accusati di voler danneggiare (e complottare contro) l’America, di voler mandare i giovani a morire combattendo la Germania che è non solo un paese amico, ma l’unico che si sta opponendo al comunismo.

Nel romanzo tutto ciò travolge la famiglia protagonista, i Roth, saldamente americana nell’etica del lavoro, dell’emancipazione e della libertà, americana più che ebraica, ma che pure si sente protetta dallo stare in quartieri dove sono tutti ebrei. Per la famiglia piccolo Philip (Roth ovviamente gioca con la sua biografia)  con l’era Lindbergh inizia un periodo tormentato, insieme alla comunità, per il crescente e palese antisemitismo che – con l’appoggio anche di parte dei rabbini, tra cui il rabbino di Newark che sposerà la zia di Philip e diventerà consigliere dello stesso presidente  – porterà anche a un programma di “integrazione forzata”, a perdere il lavoro e tutto sfocerà in scontri armati, una sorta di guerra civile americana, con i bianchi cattolici che metteranno a ferro e fuoco i quartieri ebraici facendo centinaia di vittime. 

2.  Lo svelamento del complotto nel complotto che sta dentro questa deriva romanzesca. sarà poi il finale con cui Roth rimette assieme i pezzi, non senza finire – ultimo capitolo fondamentale – con i riferimenti reali storici di tutti i personaggi. È qui che si comprende la quota di plausibilità della variante-Roth immaginaria, perché affonda nella palude oscura dell’inconscio collettivo americano, nei conflitti, nelle ambivalenze dei personaggi storici reali, perché negli Stati Uniti la matrice bianca, nordeuropea, cattolica, razzista continua a rivendicare supremazia. La capriola letteraria del romanzo presenta una Storia che (sul piano della finzione ovvio) è data già accaduta. La sua forza di invenzione narrativa, basandosi su una serie di indizi e documentazione assolutamente veri, costruisce una storia che “in potenza” sarebbe però potuta essere un “atto” storico.



3.   Tutto questo “sarebbe potuto accadere”. La forza geniale del libro – e il motivo per cui oggi HBO e Sky ne hanno fatto una serie – è che con Trump, nell’imminenza del suo secondo mandato, quella distopia è diventata di nuovo possibile realtà, tra la tentazione autoritaria manifestata dal tycoon, per l’ombra di un complotto stavolta russo che starebbe dietro questa elezione e soprattutto – anche se non si volesse credere possibile una trasformazione della democrazia americana in un regime - nel far riemergere in modo realissimo la stessa anima della parte bianca, più incline a una violenza arcaica per affermare la sua superiorità razziale nel paese della lunga schiavitù, della segregazione e della discriminazione di oggi. Lo vediamo nel riesplodere delle proteste della comunità nera con Black Lives Matter, ma anche nelle milizie del suprematismo bianco dei Proud Boys che si stanno riarmando platealmente in tutto il paese. E lo abbiamo visto giorni fa quando Trump durante il dibattito con Biden a domanda esplicita, non ha condannato apertamente, anzi, non ha detto nulla contro questi gruppi nazi-wasp. Il magistrale romanzo di Roth ci porta dentro una dimensione così vivida dal punto divista psicologico, così serrata nel racconto storico, che alla fine sottotraccia si fa strada come un fantasma l’idea che sia già accaduto e non ce ne siamo accorti così come potremmo non accorgerci. Parafrasando il poeta T.S. Eliot, ci aspettiamo la fine del mondo in un “boom”, ma in realtà potrebbe accadere in un “clic”. Naturalemnte è l’illusione che crea la finzione letteraria, ma l’America della storia reale è quella che vediamo oggi, con i suoi conflitti razziali ancora aperti, dopo secoli. La democrazia di riferimento nel mondo mostra ciclicamente un rimosso feroce autoritario e soprattutto violento. Roth ci consegna anche un compito che ha a che fare con la concezione letteraria del “Tempo”. Dobbiamo ricordare ciò che è accaduto, ma anche il non accaduto. Il possibile. Ed è la letteratura che ci aiuta a farlo (meglio di una serie tv, che non contiene tutte le riflessioni che genera la scrittura). Nel ricordo dei fatti Roth ha costruito una storia-ombra degli stati uniti che come raggi ultravioletti, indica nella finzione distopica che nel libro della vita esiste una postilla invisibile, come profezia, per dirla con Benjamin che iniziava la sua VI tesi sulla storia con parole adatte al tentativo di Roth: “Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo «proprio come è stato davvero». Vuole dire impossessarsi di un ricordo così come balena in un attimo di pericolo.” Roth lo fa, attingendo al ricordo non dei “fatti” – che cambia distopicamente nel passato – ma al contesto, che invece è un ricordo reale, come reale resta il pericolo.  Non è accaduto, ma sta già accadendo.

 Roth mentre scriveva vedeva attorno a sé l’America di Bush, ma vedeva profeticamente la scintilla del futuro, perché era la stessa America che – forse incattivita dalla crisi economica – ha poi delegato Trump nel 2016 a rappresentarla approvando tutte le sue scorciatoie di uomo riluttante alla democrazia. Per capire l’America (come del resto ogni paese) allora bisogna conosce la sua storia profonda e nelle sue ombre si annida quel che sarebbe potuto accadere come lo immagina Roth, che è il ricordo di ciò che potrebbe in futuro accadere. Benjamin criticava Adorno e chi avversava il fascismo fiducioso in una idea di continuo progresso. Roth, come Benjamin ci dice il contrario: non c’è progresso garantito, la Storia è fatta di precipizi, ritorni, ribaltamenti – ma anche certo possibili rivoluzioni. E di pericoli. L’origine della Storia ripescata da Benjamin come cosa che  “ che nasce dal divenire e dal trapassare” si trasforma in Roth in una Storia che ha in sé sempre l’origine di una violenza possibile, ma anche di un’umanità diffusa, singolare di resistenza stoica e che ritroviamo sempre in un humus che sta sotto  sia ciò che è accaduto, sia ciò che plausibilmente potrebbe accadere, e che per certi versi potrebbe accadere, continua ad accadere, ancora oggi a pochi giorni dal 4 Novembre.

(VESIONE LUNGA DEL POST DEDICATO ALL'AUDIOLIBRO E ALROMANZO, PUBBLICATO SU HUFFINGTON POST)

 

 

 

 

1 commento:

  1. Sono così orgoglioso e felice di essere qui per condividere questa straordinaria testimonianza, meravigliosa e straordinaria, non riesco a credere che ora il mio ex marito sia qui con me a implorare per tutte le sue azioni sbagliate, dicendomi quanto si sentisse vuoto per tutto il tempo era via, mi ha lasciato e mi ha fatto tanto male dopo un divorzio avvenuto 5 mesi fa. E tutto questo miracolo è successo subito dopo aver contattato il dottor Egwali per chiedere aiuto, sono la donna più felice del mondo oggi direi di averlo di nuovo al mio fianco. È un miracolo per me e la mia famiglia ed eterno piacere e allegria. Sono così felice ora e non so quanto esprimere la mia gratitudine e apprezzamento al Dr.Egwali. Lo consiglio vivamente se hai bisogno di aiuto immediato in quanto è garantito.
    Inviagli un'e-mail oggi /dregwalispellhome@gmail.com o tramite
    WhatsApp: +2348122948392

    RispondiElimina

"Ho paura torero" di Pedro Lemebel (MArcos y Marcos) Variazioni "Camp" nella militanza politica

 Ho letto ”Ho paura torero”, romanzo del 2001 di Pedro Lemebel (tradotto nel 2011 da Giuseppe Mainolfi e edito da Marcos y Marcos) per curio...